domenica 29 novembre 2009

Tagliolini alle seppioline

In realtà, non sono tagliolini, ma una sorta di spaghetti alla chitarra, tagliati all'Imperia e fatti con l'impasto di albumi di questi strozzapreti.
E delle seppioline, ci sono soltanto i tentacoli, avanzati dalla preparazione delle seppioline alla Cetrullo... ma nel complesso un sugo davvero delizioso!

Ho usato:

  • tagliolini sottili fatti con l'impasto degli strozzapreti
  • un pugnetto di tentacoli di seppiolina
  • un paio di cucchiai del ripieno delle seppioline
  • una acciuga sotto sale
  • uno spicchio d'aglio
  • un cucchiaino colmo di doppio concentrato di pomodoro
  • un sorso di vino bianco
  • olio extravergine di oliva
  • prezzemolo tritato

Ho fatto soffriggere in poco olio lo spicchio d'aglio e l'acciuga disliscata e sciacquata dal sale in eccesso sotto acqua corrente.
Ho aggiunto i tentacoli delle seppioline e dopo qualche istante anche il ripieno avanzato. A fuoco moderato, ho fatto insaporire, poi ho bagnato col vino bianco e infine ho aggiunto il doppio concentrato di pomodoro.
Ho bagnato con mezzo bicchiere d'acqua e fatto cuocere fino a che i tentacolini sono diventati belli morbidi.
Nel frattempo, ho lessato i tagliolini, poi li ho spadellati col sughetto e ho completato col prezzemolo tritato.

Il commento della copiona: per essere un piattino fatto di avanzi e assolutamente improvvisato ha fatto la sua bella figura :-)

Seppioline alla Cetrullo


Ancora dalle Ricette Regionali interpretate da Anna Gosetti della Salda, un piatto che è stato la portata obbligata di parecchie Vigilie di Natale della mia infanzia e giovinezza.
Quest'anno, per la prima volta, alla Vigilia di Natale non ci sarà il mio babbo, che era un gran cuoco e che preparava cene memorabili.
Mi sono proposta di cucinare io, per il 24 dicembre e comincio a provare le cose che vorrei fare.
Questa è una ricetta con una leggerissima velatura malinconica, ma così buona che bisogna assolutamente provarla per fare pace coi ricordi.

Servono:

  • 8 seppie da circa 130 gr cadauna (io ho usato solo le sacche e i tentacoli sono finiti nel sugo per i tagliolini)
  • poco pane grattugiato
  • una cucchiaiata di capperi sotto sale
  • 4 acciughe sotto sale
  • due spicchi d'aglio
  • prezzemolo
  • olio d'oliva
  • vino bianco secco

Ho lavato bene le seppie e le ho asciugate nella carta da cucina.
Ho messo nella moulinette un ciuffo di prezzemolo, uno spicchio d'aglio, i capperi NON dissalati, le acciughe lavate sotto l'acqua e spinate e ho tritato bene, ma senza raggiungere il grado di poltiglia :-)
L'ho poi amalgamato con due o tre cucchiaiate di pangrattato e tanto olio quanto ne serve per ottenere un composto di giusta consistenza.
Ho distribuito il ripieno nelle sacche (ne è avanzato un po', anche quello finito nel sugo dei tagliolini :-D ) e le ho fissate con degli stecchini: la ricetta prevedeva la cucitura, ma non avevo voglia di mettermi a fare la sartina e ho preso una scorciatoia...
Ho messo in un tegame di terracotta mezzo bicchiere d'olio e uno spicchio d'aglio e quando questo si è dorato ho aggiunto le seppie e ho fatto rosolare per una decina di minuti: poi ho bagnato con un bicchiere di vino bianco, che ho fatto evaporare a tegame scoperto.
Ho poi aggiunto un poco di acqua calda (o brodo di pesce, se ce lo avete... ma meglio non usare quello di dado, perchè sospetto che il piatto diventerebbe salato in modo intollerabile) e ho fatto cuocere incoperchiato.
Il tempo di cottura dipende dalla dimensione delle seppie.
Quando saranno cotte, togliere il filo o gli stecchini e servire subito con il loro sughetto.

Il commento della copiona: fantastiche!

Pane della mezz'ora delle Simili adattato al Bimby


Questo è un adattamento al bimby del pane della mezz'ora delle sorelle Simili, tratto dal libro Pane e roba dolce , di cui consiglio caldamente l'acquisto nonostante la maggior parte delle ricette sia presente in internet
E consentitemi anche una piccola notazione che di sicuro mi alienerà un bel po' di simpatie: i blogger che si scandalizzano quando le loro ricette vengono usate a scopi commerciali, dovrebbero egualmente alzare la voce (ma a volte basterebbe anche il sopracciglio... piuttosto che niente è meglio piuttosto :-D) quando inciampano nel saccheggio di libri come quello nei confronti di Margherita e Valeria Simili.
Fine della parentesina polemica, ecco la ricetta.

Servono:

  • 250 gr di farina 0
  • 250 di farina manitoba)
  • 130 gr acqua + 1 cucchiaio e mezzo di acqua (circa)
  • 25 gr di lievito di birra
  • 130 gr latte
  • 20 gr di burro
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • 2 cucchiaini rasi di sale

Nel misurino sciogliere il lievito con il cucchiaio e mezzo d'acqua e lo zucchero. Inserire nel boccale il latte, il burro, il sale e l'acqua: vel. 5 per 20 sec. Aggiungere un terzo della farina e impastare a vel. 4-5 per 10 sec. poi aggiungere il lievito del misurino, mescolare ancora pochi secondi a vel. 4-5. Aggiungere la restante farina e impastare a vel. 6 per 30 sec. poi per 2 minuti a spiga.
Sul tavolo leggermente infarinato formare due palle dall'impasto e schiacciatele con le mani o il mattarello fino a farle diventare due ovali, raddoppiarli e arrotolarli, fino ad avere due corti filoni. Disponerli a falda sotto sulla placca del forno ricoperta di carta e mettere in forno FREDDO. Accendere il forno a 200° per un minuto, poi spegnerlo e lasciare lievitare per 30 minuti. Senza aprire lo sportello accendere ancora a 190° e cuocere per 45 minuti circa. Se prende troppo colore, coprire le pagnotte con carta stagnola o carta forno.

Il commento della copiona: un modo velocissimo per ottenere il pane fresco! Questa versione per il bimby risale alla notte dei tempi... se non ricordo male, lo avevo trovato sul vecchio forum del bimby, quello che non esiste più. Ma in rete è riportato in tantissimi forum e blog e non riesco ad attribuire la m(p)aternità dell'adattamento. Insomma... io l'ho copiato.. se la mamma o il babbo si riconoscono (e portano la prova del DNA :-D ) lo cito subito :-*

venerdì 27 novembre 2009

Simil fricassea di pollo


Faccio spesso il brodo di pollo e poi mi devo mangiare da sola la carne che avanza, perchè in casa mia storcono un po' il naso, a meno di non mascherarla bene.
Stasera avevo intenzione di fare il tonno di pollo ma quando sono andata a disossare la carne, l'ho trovata un po' troppo rossa, accanto alle ossa e non mi sono mica fidata a marinarla così.
Allora mi è venuto in mente di trasformarla in una simil fricassea, che prevedesse una cottura supplementare e così ho fatto.

Ho usato:
  • due grosse cosce di pollo con la sovracoscia, lessate
  • 2 tuorli d'uovo
  • il succo di un limone
  • un grande bicchiere di brodo
  • prezzemolo tritato
  • poco olio

Ho tolto la pelle e disossato il pollo, ricavandone dei filetti, che ho fatto brevemente saltare in poco olio.
Nel frattempo, ho scaldato il brodo poi, fuori dal fuoco, ho aggiunto il succo di limone e, sempre mescolando con una frusta, i tuorli e il prezzemolo.
Ho versato questo composto sul pollo e ho fatto addensare a fuoco medio-basso.
Servito subito.

Il commento della copiona: buonissimo e molto economico!

Vellutata di spumante


Buffa questa ricetta, con pochi ingredienti! E molto utile per smaltire le bottiglie di spumante che giacciono in cantina... noi non siamo bevitori (purtroppo o per fortuna decidetelo voi...) e prima che facciano l'aceto meglio consumarle.
L'ho trovata nel libro di ricette del Trentino Alto Adige di Alessandro Molinari Pradelli e l'ho un po' modificata. Immagino che dovebbe essere fatta con un Ferrari... ma io ho usato quello che avevo :-)

Servono:
  • mezzo litro di brodo di pollo
  • 4 tuorli d'uovo
  • 2 cucchiai di maizena
  • un bicchere (250 ml) di spumante secco
  • 180 gr di panna acida
  • poco prezzemolo tritato

Mettere a scaldare il brodo.
Nel frattempo, frullare tutti gli altri ingredienti e appena il brodo avrà alzato il bollore, versarveli dentro, rimestando alcune volte. Appena il composto accenna a velare il cucchiaio, spegnere il fuoco e servire subito.

Il commento della copiona: un sapore strano, che ricorda lo zabaione. Ha avuto accoglienza entusiasta da parti di alcuni dei commensali e un po' perplessa da parte di altri. Ma nel complesso, un piattino da consumare a piccole dosi, come entrée un po' particolare.

giovedì 26 novembre 2009

Berry delicious! Pie di mele e frutti di bosco


Ora devo confessare un'altra cosa: quando vado all'estero, a me piace mangiare le cose che mangiano i locali. Non mi vedrete mai cercare una pizzeria a Praga o entrare in un ristorante italiano in Germania.
La cucina inglese, nonostante la pessima fama che la precede, è fantastica, secondo me: mi piacciono i piatti e le preparazioni tradizionali e mi piacciono anche le idee innovative espresse e realizzate dai cuochi superstar.
Questo dolce, facilissimo, velocissimo a farsi e di grande effetto, viene da una vecchia rivista inglese ed assomiglia molto ad una cosa che ho mangiato a Londra un po' di tempo fa.

Servono:
  • 275 gr di farina + altra farina per lo spolvero
  • 75 gr di zucchero a velo (quello comprato, che contiene anche l'amido: l'icing sugar)
  • 125 gr di burro a temperatura ambiente
  • 2 uova
  • poco latte
  • zucchero semolato per decorare
per il ripieno:
  • 500 gr di mele golden (o altre, adatte alla cottura)
  • 175 gr di frutti di bosco surgelati, non scongelati
  • 50 gr di zucchero a velo (quello di cui sopra)
  • 2 cucchiaini di maizena

Si comincia preparando la pasta a mano, sulla spianatoia o in una ciotola.
Preparata la farina, si aggiungono lo zucchero a velo e il burro tagliato a dadolini. Poi si fa un incavo al centro e vi ci rompono le uova. Impastare con la punta delle dita e poi normalmente, fino ad ottenere una palla. Farla riposare per un quarto d'ora al fresco.
Accendere il forno a 170°.
Trascorso questo tempo, stendere la pasta in un cerchio irregolare (il dolce deve avere un aspetto un po' rustico) e accomodarla in una tortiera bassa, ricoperta di carta forno, in modo che i bordi fuoriescano.
Sbucciare le mele e ricavarne fette piuttosto spesse. Metterle in una zuppierina, unire i frutti di bosco ancora congelati, lo zucchero a velo e la maizena: mescolare bene.
Versare il ripieno al centro della pasta, poi rovesciare la pasta eccedente verso il centro, formando morbide pieghe e lasciando visibile la frutta al centro.
Spennellare l'esterno del dolce con un poco di latte e spolverizzare di zucchero semolato.
Infornare per 35-40 minuti o fino a quando la pasta sarà cotta e ben dorata e la frutta sarà morbida.
Si può servire tiepida o a temperatura ambiente, così com'è o accompagnata da panna o gelato o crema.

Il commento della copiona: un dolce poco dolce e molto gradevole. L'impasto è fantastico: si stende che è una meraviglia, senza rompersi né appiccicarsi e sarà da tenere in considerazione come base per altri futuri pie.

domenica 22 novembre 2009

Scialatielli autunnali

Bisogna che ve la racconti tutta... gli scialatielli simili a questi li ho mangiati la settimana scorsa da Rosso Pomodoro (gran bel posto... consigliabile davvero!).
A dire il vero, li ho inghiottiti, senza godermeli troppo, perchè erano già le due del pomeriggio, ero di corsa e intanto che li mangiavo stavo pure telefonando...
Però mi era rimasta la voglia di provare a rifarli e allora stamattina mi sono messa all'opera: il condimento è opera mia, quelli del ristorante erano con i porcini e pohe castagne... e forse c'era anche della pancetta croccante, non ricordo....
I miei sono più buoni, però ;-D

Ho usato:
  • gli scialatielli appena fatti
  • olio extravergine di oliva
  • uno scalogno a fettine
  • funghi porcini surgelati
  • un pezzo di zucca, pelata e tagliata a pezzetti
  • una ventina di castagne arrostite e pelate
  • un sorso di vino bianco
  • prezzemolo tritato

Ho soffritto lo scalogno nell'olio, in un grande tegame, ho aggiunto i porcini e la zucca, fatto insaporire un poco, bagnato con il vino e fatto cuocere coperto. A 3/4 della cottura ho aggiunto le castagne e aggiustato di sale e pepe.
Nel frattempo ho scaldato l'acqua per la pasta, salandola (ovviamente...) e quando è andata a bollore ho calato gli scialatielli.
Quando sono venuti a galla, li ho lasciati sobbollire per due minuti, scolati con un ragno e buttati nel tegame del condimento, facendoli insaporire bene e spolverizzando col prezzemolo prima di servire.
Niente formaggio!

Il commento della copiona: mi sono piaciuti tantissimo... e non solo a me (per fortuna :-D )!.
Ci sono tutti i sapori autunnali, qua dentro, compreso il vago sentore di tartufo lasciato dal formaggio di fossa.

Scialatielli


Come mi diverte fare la pasta fresca la domenica mattina!
Gli scialatielli (a volte visti scritti anche scialatelli, senza la i) sono una pasta fresca napoletana, della quale ho trovato versioni diverse: la differenza fondamentale è che una è a base di impasto cotto, fatto un po' come quello dei beignets, per capirci. L'altro, che è quello che ho fatto io, è impastato a crudo.
Ci sono un sacco di ricette in giro: io ho fatto un mix, scegliendo un pezzo dell'una e un pezzo dell'altra.
Neanche i miei preziosi libri di riferimento questa volta mi hanno aiutato a capire qual è la vera ricetta... quindi, la metto così come l'ho fatta io, attendendo smentite e correzioni :-)

Ho usato:
  • 500 gr di farina 00
  • 1 uovo
  • 200 gr di latte intero
  • un pizzico di sale
  • una macinata di pepe di mulinello
  • 45 gr di formaggio di fossa grattugiato con la microplane (altrimenti, usare il pecorino da grattugia)
  • 1 cucchiaio d'olio
  • 2 cucchiai di prezzemolo tritato

Ho messo la farina mescolata col formaggio, il sale e il pepe sulla spianatoia, ho fatto la fontana e in mezzo ho rotto l'uovo.
Ho aggiunto il prezzemolo e l'olio e ho cominciato a incorporare farina con una forchetta.
Poi ho aggiunto il latte, poco alla volta, e ho continuato a lavorare, prima con la forchetta poi con le mani fino a che ho ottenuto un impasto elastico e bene amalgamato.
L'ho messo a riposare per un'ora (o forse di più....) tra due piatti, al fresco sul terrazzo.
Poi l'ho ripreso, lavorato con le mani ancora un po' e ho poi tentato di stenderlo con il mattarello: inutile, la pasta non si muoveva neanche di un millimetro!
Alla fine ho tirato fuori l'imperia e l'ho stesa, alla tacca centrale: infine l'ho passata dall'accessorio per fare le tagliatelle.
Devono risultare piuttosto spessi e non troppo lunghi.
Si cuociono in acqua bollente salata, scolandoli un paio di minuti dopo che sono venuti a galla.

Il commento della copiona: questi li rifarò di sicuro, cambiando anche le erbe aromatiche (per esempio, basilico al posto del prezzemolo).

Pane con la biga


L'ho fatto per tanto tempo con il bimby, ma non so se sia una ricetta originale (propendo per il no...) o un adattamento di una delle Simili... ma tant'è! Io ho preparato il pane per mesi, con queste dosi, facendo la biga al mattino e cuocendo alla sera. Poi naturalmente mi sono stufata e sono passata ad altro...
Non ricordo assolutamente da dove l'ho presa... forse dal vecchio forum del bimby?
Ieri mi è venuta voglia di avere pane fresco, oggi a pranzo e l'ho rispolverata.
Naturalmente, come sempre, questo pane si può fare anche senza bimby, impastandolo a mano, o con il robot, l'impastatrice o anche la macchina del pane.

Per la biga:
  • 250 gr di farina bianca
  • 200 gr di acqua tiepida
  • 4 gr di lievito di birra (fermentazione 24 ore)

oppure

8 gr di lievito - 18 ore
10 gr di lievito - 12 ore
14 gr di lievito - 6/8 ore

25 gr di lievito - 3/4 ore


Per l'impasto finale:

  • 500 gr di farina
  • 220 gr di acqua tiepida
  • volendo, 2 cucchiaini rasi di sale fino (io non ce lo metto, perchè, in quanto toscana, a me il pane piace sciocco, cioè insipido :-) ).

Preparare la biga secondo il tempo che si ha a disposizione e usare la quantità di lievito corrispondente: inserire nel boccale acqua e lievito: 5 sec. vel. 4-5, aggiungere la farina: 30 sec. vel. 5, se serve raccogliere l'impasto dalle pareti sulle lame con la spatola.
Trascorso il tempo di lievitazione, aggiungere il resto dell'acqua e della farina: 50 sec. vel. 6, aggiungendo il sale intanto che impasta. Poi dare 3 minuti a spiga.
Modellare una pagnotta sulla placca del forno, massaggiare con acqua la superficie e mettere a lievitare in lungo tiepido fino al raddoppio.
Bagnare nuovamente la superficie con acqua, poi massaggiarla con un po' di farina, molto DELICATAMENTE per non far sgonfiare il tutto.
Preriscaldare il forno a 220°/240° e inserirvi la pagnotta, dopo 10 minuti abbassare a 190°/200° e cuocere per circa 40 minuti, fino ad avere una bella coloritura. Sfornare e mettere a raffreddare su una gratella.

Il commento della copiona: questo è un pane facilissimo, di sicura riuscita, dalla crosta croccante e con la mollica morbida. Si mantiene bene ed è buono anche dopo un paio di giorni (se ci arriva...).

sabato 21 novembre 2009

Vampasciuscia cà lumìa e furmai ad fosa (Mafaldine al limone e formaggio di fossa)


Innanzitutto... scusate la pronuncia!
Non ho origini né frequentazioni importanti con la Sicilia (a parte qualche cara e buona amica... ma comunichiamo prevalentemente via web, quindi non c'è modo di affinare la lingua... :-****) e in Romagna ci vivo soltanto... per di più, da un'altra parte, rispetto a Sogliano sul Rubicone, patria del formaggio di fossa, dove il dialetto si addolcisce verso il pesarese.
Questa ricetta viene, in parte, dalle Ricette del Gambero Rozzo 2008 (e anche qui, lo spicchio d'aglio nell'elenco di ingredienti scompare misteriosamente nella descrizione della ricetta... ah, questi correttori di bozze!).
L'aggiunta del formaggio di fossa è mia, per ammorbidire un po' l'aspro amarognolo del limone e ci sta benissimo!
Nel caso non si trovi, si può usare del pecorino piccante e saporito.
E invece della menta, si potrebbe usare della salvia per profumare questo condimento delizioso.
Infine la vampasciuscia: ho scoperto quest'estate, durante una deliziosa cena con delle amiche a Isola delle Femmine, che questo è il nome siciliano delle mafaldine o lasagnette ricce. Come non dedicare a loro questo piatto, che me le fa ricordare? :-)

Ho usato:
  • 350 gr di pasta formato mafaldine
  • 3 limoni non trattati
  • 2 chiodi di garofano
  • 1 piccolo spicchio d'aglio schiacciato
  • 1/2 bicchiere di olio extravergine di oliva
  • 5 foglie di menta fresca
  • prezzemolo tritato
  • formaggio di fossa a scaglie

Mettere a bollire l'acqua della pasta e nel frattempo preparare il condimento.
Lavare i tre limoni.
Grattugiare con la microplane (possibilmente... altrimenti va bene una grattugia qualsiasi) la scorza di un limone e metterla in un contenitore fornito di tappo ermetico (un tupperware,per esempio, ma anche un barattolo da marmellata grande va benissimo).
Spremere due limoni (quello precedentemente grattugiato e un altro) e mettere il succo nel contenitore insieme alla scorza grattugiata.
Il terzo limone va pelato al vivo e tagliato a piccoli triangoli, dopo aver eliminato i semi e aggiunto al resto.
Per ultimo, unire l'olio, la menta tritata, i chiodi di garofano e l'aglio schiacciato.
Chiudere il barattolo e agitare fino ad ottenere un'emulsione densa.
Versarla in un tegamino e scaldarla brevemente.
Lessare la pasta al dente, condirla con l'emulsione di olio e limoni, spolverizzare di prezzemolo tritato e finire con scaglie di formaggio di fossa.

Il commento della copiona: è molto agrumato (ovviamente!) ma lascia una bocca fantasticamente pulita e gradevolissima.

Vellutata di pera mora e gorgonzola con prosciutto crudo croccante


L'idea l'ho presa da un libricino molto bello da vedersi e che volutamente non citerò perchè contiene alcuni grossolani errori... anche in questa ricetta un ingrediente appare magicamente nelle istruzioni senza essere menzionato nell'elenco.
Sono troppo pignola? No, non credo... sono molto indulgente, in genere, verso gli errori del prossimo. Ma essendomi guadagnata il pane per tanti anni facendo traduzioni e sapendo che dovevo consegnare dei prodotti finiti perfetti (perchè ogni errore o svista si pagava a caro prezzo...), non capisco perchè altri possa concedersi il lusso di sciatterie di questo genere.
Comunque la ricetta è piuttosto modificata...
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Ho usato:
  • 1 kg di pere more
  • 1 litro di brodo di pollo
  • 1 cipolla bianca
  • 1 foglia d'alloro
  • 1 spicchio d'aglio
  • 2 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • 110 gr di gorgonzola piccante
  • pepe 4 colori di mulinello
  • 8 fette di prosciutto crudo

Ho tritato finemente la cipolla con lo spicchio d'aglio.
Ho sbucciato le pere e le ho tagliate a pezzetti.
Ho intiepidito il brodo.
Ho messo in un tegame ampiol'alloro, il trito di aglio e cipolla, l'olio e due cucchiaiate d'acqua e ho fatto imbiondire.
Ho aggiunto le pere, fatto insaporire un paio di minuti e ho poi unito il brodo.
Ho portato a bollore e fatto cuocere pochi minuti, fino a quando le pere si sono ammorbidite (un 7-8 minuti).
Ho tolto l'alloro, aggiunto il gorgonzola a pezzi e frullato tutto col minipimer fino ad ottenere una crema vellutata.
Ho rimesso sul fornello al minimo intanto che preparavo la guarnizione.
Ho scaldato una padella antiaderente e, senza aggiungere olio, ho grigliato le fette di prosciutto, un po' alla volta, fino a farle diventare asciutte e croccanti.
Ho messo nel piatto la vellutata, condito con il pepe 4 colori di mulinello e sopra ogni piatto due fette di prosciutto grigliato tagliato a pezzetti.

Il commento della copiona: la pera mora è un'antica varietà di pera che sta tornando di moda, dopo essere stata dimenticata forse a causa del suo aspetto stortignaccolo e bruttarello, molto disomogeneo, che non la rendeva appetibile in mezzo alla frutta "industriale" tutta uguale per colore e per caratura. Ha la polpa fondente e la buccia scura.
Ah, questa vellutata è molto buona :-)

domenica 15 novembre 2009

Crostata alle carote


Dopo tanta creatività, un dolce copiato, trovato ne Le ricette del Gambero Rozzo, edizione 2008, dove viene descritto come specialità della Antica Osteria L'Agania di Arezzo.
Ci sono andata un paio di volte, in questo minuscolo ristorante, ma non ricordo il dolce... sarà che io il dolce non lo ordino quasi mai :-)

Servono:

  • una tazza da 250 ml di carote crude grattugiate (circa 400 gr in peso)
  • 250 gr di zucchero
  • 250 gr di olio di semi
  • 1 bustina di lievito
  • 1 limone
  • 500 gr di farina + qualche ulteriore cucchiaiata
  • 1 barattolo di marmellata a piacere

Ho acceso il forno a 180°.
Le carote le ho tritate finissime con la moulinette e le ho messe in una zuppierina, aggiungendo lo zucchero, l'olio, il succo di limone e il lievito.
Ho mescolato bene, poi ho iniziato ad aggiungere, sempre lavorando col cucchiaio di legno la farina.
L'impasto rimane fluido, come quello di una ciambella, per capirsi.
Ho unto una teglia rettangolare e ho versato l'impasto, tenendone da parte qualche cucchiaiata.
Sopra l'impasto ho distribuito la marmellata.
Ho aggiunto all'impasto rimasto qualche cucchiaiata di farina, in modo da renderlo simile ad una frolla molto morbida (il paragone adatto sarebbe quello del pongo o della plastilina... ma parlando di cibo magari a qualcuno non piace... però insomma... ci siamo capiti :-D ).
Ho grattugiato questo impasto da una grattugia a fori larghi, facendo cadere i bricioloni direttamente sulla marmellata, distribuendoli in modo uniforme.
Ho infornato per 50 minuti a 180°.

Il commento della copiona: non è una vera e proprio crostata, perchè l'impasto rimane alto e morbido, ma la presenza delle carote nell'impasto la rende gustosissima. Migliora a stare lì.

Olive fresche alla salvia e guanciale


Adesso che ho scoperto che le olive fresche si possono cucinare, non me le faccio scappare!
Queste sono siciliane, grosse e polpute e l'idea di farle così mi è venuta perchè oggi mi sono ricordata di una cosa che si fa in Toscana, a base di guanciale e aceto e che non mi ricordo assolutamente come si chiama :-D

Ho usato (anche stavolta... in modo spannometrico):

  • olive nere fresche
  • uno spicchio d'aglio in camicia, schiacciato col palmo della mano
  • foglie di salvia
  • un pezzettino di guanciale tagliato a dadini
  • poco olio extravergine di oliva
  • mezzo bicchiere scarso di aceto bianco

Ho fatto rosolare l'aglio e la salvia con il guanciale in poco olio e appena il guanciale è diventato trasparente ho aggiunto le olive.
Dopo qualche minuto ho sfumato con l'aceto e, appena evaporato, ho servito.

Il commento della copiona: buono come contorno, come antipasto o come piatto unico, a seconda della quantità. Io ne ho fatte pochissime, per togliermi una voglia, ma adoro il sapore dolceamaro di questo piattino...

Passata di fagioli bumbunin con mazzancolle e borragine al guanciale della Garfagnana


Non sarà un po' troppo lungo, un titolo così? Vabbè, mi allineo alle mode correnti. Una volta, un piatto del genere si sarebbe chiamato "Fantasia dello Chef" oppure Mare e Monti della Casa...
Adesso, pare sia in voga l'elencazione degli ingredienti e la loro provenienza e mi adeguo :-D
Allora... questo NON L'HO COPIATO DA NESSUNO :-D
E' un'idea che mi è venuta stanotte, pensando a quello che avevo in casa e agli acquisti di ieri al mercato coperto.
E... devo improvvisarmi molto più spesso Cuoca Creatrice, invece di riprodurre invenzioni di altri perchè sono proprio molto molto molto soddisfatta di questo piattino.

I fagioli bumbunin sono coltivati nella zona di Cuneo e li ho trovati durante uno dei miei giri per l'Italia. Sono piccoli e bianchi, assomigliano a piccoli confetti (da qui il loro nome). Hanno la buccia piuttosto dura e interno morbido e profumato.
La borragine l'ho trovata al mercato (mai vista prima, qua!).

Le dosi sono spannometriche, perchè ho lavorato a sentimento :-) :
  • fagioli bumbunin, lessati, circa 3 mestoli
  • un paio di cucchiai di trito di cipolla/sedano/carota
  • 3 mazzi di borragine, lessata, strizzata e tritata
  • 3 grossi spicchi d'aglio in camicia, schiacciati col palmo della mano
  • 4 foglie di salvia
  • 300 gr di code di mazzancolle, sgusciate
  • 4 mazzancolle intere
  • un cucchiaio di aceto
  • un pezzetto di guanciale della Garfagnana, tagliato a minuscoli dadini
  • olio extravergine di oliva
  • poco vino bianco

Ho cominciato facendo soffriggere due spicchi d'aglio e la salvia con il guanciale in qualche cucchiaio d'olio e quando i dadini sono diventati trasparenti ho bagnato con un cucchiaio di aceto, lasciato evaporare e poi aggiunto la borragine. L'ho lasciata soffriggere per qualche minuto, in modo che si insaporisse bene, poi ho tolto tutto dalla padella e ho tenuto al caldo fra due piatti.
Ho messo nella stessa padella qualche altro cucchiaio d'olio, il terzo spicchio d'aglio e poi ho unito le mazzancolle, facendole saltare un paio di minuti. Ho bagnato con un sorso di vino bianco e fatto evaporare.
Ho rimesso nella padella la borragine e ho finito di cuocere (pochi minuti ancora).
Nel frattempo, ho fatto soffriggere in un tegame a parte il trito di carote, sedano e cipolla, ho aggiunto i fagioli e quando il tutto è stato ben caldo, ho frullato con un frullatore a immersione, ma lasciando il passato un po' rustico, nel senso che non volevo una vellutata.
Ho messo un po' di passata sul fondo del piatto, sopra ho disposto le mazzancolle e un po' di borragine per porzione e ho servito.

Il commento della copiona: adoro questo piatto, lo rifarò! Avrebbe meritato una foto migliore, ma il brodo si fa con quel che c'è ;-D

La gibanica


Questa delizia viene da coquinaria e questo è il post originale di Ivanka, l'autrice, che mi informa anche che si scrive gibanica ma si pronuncia ghibàniza. Grazie! :-*
Lo metto con le dosi che ho fatto io.

Ho usato:

  • 2 confezioni di pasta fillo surgelata (o phyllo o phillo... come vi pare, insomma :-D ) da 270 gr l'una
  • 600 gr di formaggio feta
  • 4 uova
  • 1 vasetto e 1/2 di yoghurt bianco intero
  • 1/2 bicchiere di olio di arachidi
  • 1/2 bicchiere di acqua minerale gasata
  • poco olio + 1 uovo per spennellare

Intanto che la pasta si scongela, preparare il ripieno.
Schiacciare la feta con una forchetta, ammorbidirla con le 4 uova, una alla volta e aggiungere poi lo yoghurt, l'olio e l'acqua gasata.
Ungere una teglia e mettere sul fondo un foglio di pasta.
Tenere da parte un altro foglio, che servirà per la copertura.
Bagnare i singoli fogli nel composto preparato e disporli "stropicciati" nella teglia, fino a esaurimento del composto.
Coprire col foglio lasciato da parte, spennellare con l'uovo emulsionato con un po' d'olio e infornare a 180° per un'ora circa.

Il commento della copiona: che bontà!

Sugo alla genovese (nel senso di Genova...) con carne e funghi secchi


La precisazione è d'obbligo, perchè quando si parla di sugo alla genovese di solito viene in mente quello che fanno a Napoli, con moltissima cipolla e cottura lenta e lunga.
Questo, invece, è un condimento delizioso che ho trovato nelle Ricette Regionali di Anna Gosetti della Salda e che ho fatto parecchie volte e qui riporto con le poche modifiche che ho messo.
Mi è tornato in mente l'altro giorno, quando ho comprato dei porcini secchi profumatissimi, ideali per preparare questo sugo.
Nella foto, la salsa è "ambientata" su tagliatelle all'uovo, ma si presta perfettamente a condire anche paste secche, magari di grande formato.
Servono:
  • 1 pezzo di magro di manzo o vitellone circa 500 gr
  • 50 gr di burro
  • 25 gr di pinoli
  • 1/2 bicchiere di vino rosso
  • uno spicchio d'aglio
  • farina bianca
  • olio extravergine di oliva
  • doppio concentrato di pomodoro
  • circa 50 gr di funghi secchi
  • un pizzico di drogapura (o droga combinata o saporita)
  • sale e pepe

Mettere a bagno i funghi in acqua fredda.
Tritare la cipolla finemente.
La carne va bucata in parecchi punti con una forchetta, per permettere ai succhi di fuoriuscire e sistemata in un tegame pesante col burro e qualche cucchiaio d'olio.
Rosolarla bene a fuoco medio poi bagnarla col vino e, quando questo sarà evaporato, aggiungere un grosso spicchio d'aglio pelato e pinoli.
Far dorare anche questi, poi toglierli dal fondo di cottura con un cucchiaio forato e metterli in un mortaio (io non ho più trovato il mio... se lo sarà inghiottito qualche cassetto... quindi, ho usato la moulinette :-D ).
Spolverizzare la carne con una cucchiaiata di farina e dopo due minuti voltarla e aggiungere la cipolla.
Cuocere a fuoco basso rimestando continuamente fino a quando la cipolla sarà ben imbiondita: salare, pepare, insaporire con un pizzichino di spezie, poi bagnare con un mestolo di acqua bollente (o anche brodo, se c'è), incoperchiare e continuare la cottura a fuoco piuttosto basso fino a quando si vedranno le cipolle ben disfatte.
Nel frattempo, pestare (o moulinettare...) i pinoli, l'aglio e i funghi ben strizzati dall'acqua di ammollo (che va conservata!) e unirli alla carne quando le cipolle saranno pronte.
Bagnare con l'acqua dei funghi, versandola delicatamente per non smuovere l'eventuale terra depositata sul fondo, mescolare e continuare la cottura, unendo, se serve poca acqua calda.
Mezz'ora prima di levare la carne dal fuoco (si sarà ristretta di oltre la metà e dovrà risultare molto cotta) aggiungere un cucchiaio di concentrato di pomodoro, tenendo presente che il sugo deve riuscire scuro, non rosso e neppure troppo denso.
La carne sarà "esaurita", ma si può comunque consumare come secondo, affettandola e servendola con un cortorno di verdura.

Il commento della copiona: la ricetta non specifica quali siano le "spezie" da utilizzare, quindi io ho usato una miscela in polvere di spezie ed erbe che va, appunto, sotto il nome di drogapura, o droga combinata o anche di saporita. Di solito contiene, in proporzioni variabili, cannella, coriandoli, chiodi di garofano, macis e noci moscate.

mercoledì 11 novembre 2009

Plumcake alla frutta secca (e confesso un peccatuccio...)


...prima la parte più sgradevole... il peccatuccio...
A me, i libri di cucina che si trovano adesso nelle librerie (a parte qualche rara eccezione) non piacciono. L'ho già scritto altrove: sono opere molto curate dal punto di vista grafico ed editoriale, corredate da foto bellissime ma i contenuti lasciano spesso a desiderare. Aprendone a caso, ho trovato sviste, refusi, madornali errori di traduzione nonchè operazioni furbette, tipo mandare in stampa raccolte di ricette provenienti da blog che si possono facilmente reperire online.
Lo stesso dicasi per le riviste: sono cloni l'una dell'altra, ripetitive e, per me, per nulla affascinanti.
A volte, però, contengono qualche idea da copiare.
Non mi va - lo ammetto - di spendere soldi per una ricetta... e allora... allora le fotografo... poi a casa, se ne vale la pena (con il senno di poi...) le salvo in attesa di provarle.

Questo plumcake nasce da una foto: non so da dove l'ho presa, non riesco neanche a identificare se sia un libro o un giornale... so che l'ho fotografata in un autogrill, intanto che mi mangiavo un mesto panino durante un'altrettanto mesta pausa pranzo.
L'ho modificata un po' perchè è stata scelta per cucinare con quello che c'è in casa, invece di continuare ad accumulare scorte da usare "prima o poi".
E poi, proprio ieri, mi sono comprata un bellissimo stampo a cerniera da plumcake e non vedevo l'ora di usarlo.
Quindi - una ricetta con una genesi complessa e un risultato molto soddisfacente :-)

Servono:
  • 180 gr di burro molto morbido
  • 160 gr di zucchero
  • 1/2 bicchiere di latte
  • 5 uova
  • 300 gr di farina
  • 1 bustina di lievito
  • 1 pizzico di sale
  • la scorza grattugiata di un limone
  • 100 gr di albicocche secche
  • 50 gr di uva passa
  • 30 gr di pinoli
  • poca farina per le uvette
  • burro per lo stampo

Per cominciare, mettere le uvette a bagno in poca acqua tiepida, tagliare le albicocche a pezzetti e grattugiare la scorza di limone.
Lavorare il burro con lo zucchero, poi aggiungere le uova una alla volta, continuando a lavorare con un cucchiaio di legno.
Aggiungere poi il latte, la scorza di limone, il sale, la farina e il lievito.
Scolare bene le uvette, asciugarle tra qualche foglio di carta da cucina e infarinarle bene.
Unire le uvette così preparate e le albicocche all'impasto, mescolando bene.
Imburrare uno stampo da plumcake, versarvi il composto, sul quale verrrano cosparsi i pinoli.
Cuocere in forno già caldo a 170° per 45 minuti.

Il commento della copiona: peccato per la foto, che non rende! E' venuto un plumcake fantastico!

martedì 10 novembre 2009

Pere volpine al vino rosso


La pera volpina è un piccolo frutto antico, dimenticato, che però da un po' di tempo si trova non più solo in qualche frutteto abbandonato o dagli ortolani, ma addirittura nei supermercati.
E' di dimensioni veramente contenute: una sta comodamente dentro un cucchiaio ed è assolutamente necessario cuocerla per poterla gustare. Da cruda è immangiabile!
Il modo tradizionale di cottura è bollita insieme alle castagne, ma a me piace molto al forno oppure cotta nel vino, come quelle che ho fatto stasera, ispirandomi a questa frutta invernale che avevo già fatto.

Ho usato:
  • un tot di pere volpine :-) (diciamo un kg, ma questa è una ricetta spannometrica...)
  • vino rosso (se è romagnolo è meglio - io ho usato il sangiovese)
  • zucchero
  • spezie (io ho usato cannella, zenzero, allspice, noce moscata, chiodo di garofano)

Le pere si lavano velocemente dentro un colapasta, poi si sbucherellano con una forchetta e si mettono in un tegame baso dove possano stare in un solo strato.
Si condiscono con qualche cucchiaio di zucchero (io ne ho messi quattro, per un kg circa di frutta), con le spezie e poi si ricoprono con vino rosso, allungandolo eventualmente con un po' d'acqua, ma se è solo vino è meglio.
Si mette poi il tegame su fuoco moderato e si fa cuocere fino a quando le pere saranno morbide, ma non disfatte: devono rimanere un po' sode e il liquido consumarsi quasi completamente. Nel caso, aggiungere un po' d'acqua o vino se fosse necessario prolungare la cottura quando il liquido sarà terminato.
Farle raffreddare o intiepidire e servirle come delizioso dessert.

Il commento della copiona: il difficile sta nel trovare le pere volpine, per chi è fuori dalla Romagna. Non le ho mai viste altrove :-(

lunedì 9 novembre 2009

Fruitcake di Bruxelles


Assomigliano un po' a questi mini fruitcake e, oltre ad essere buonissimi e molto rustici, sono un modo furbo per smaltire la frutta secca. Io non so voi... ma mi dimentico sempre di avercela già e ne compro quantità industriali. La frutta può variare a piacere: per esempio si possono sostituire uve passe diverse e al posto dell'ananas di possono usare altri frutti esotici come il mango. Anche i fichi secchi ci stanno bene. Lo stesso per le mandorle: ci stanno bene le noci, le nocciole, i pinoli, gli anacardi...
La ricetta è stata strappata da una vecchia rivista, non meglio identificabile.

Ho usato:
  • 200 gr di farina
  • 200 gr di prugne secche snocciolate
  • 150 gr di uva passa
  • 2 fette di ananas disidratato
  • 120 gr di miele di acacia o millefiori (uno delicato, insomma)
  • 150 gr di mollica di pane
  • 50 gr di mandorle
  • 60 gr di burro
  • 400 gr di latte
  • 1 bicchierino di cognac
  • 1 bustina di lievito
  • sale

Si mettono le prugne, le uvette e l'ananas a bagno in acqua tiepida per circa un'ora.
Si mette a bagno, separatamente, la mollica di pane nel latte.
Nel frattempo, si tostano le mandorle e si tritano molto grossolanamente: i pezzetti si devono sentire.
Quando la frutta si sarà ammorbidita, si sgocciola, si tagliano le prugne e l'ananas a pezzetti e si mettono in una ciotola insieme alle mandorle e alla mollica strizzata.
Sciogliere il burro e versarlo sulla frutta, mescolando bene.
Aggiungere poi nell'ordine, sempre mescolando bene ogni volta, il miele, la farina il lievito e il cognac. Unire un paio di pizzicotti di sale (ci vogliono! esaltano il sapore della frutta secca).
Imburrare bene uno stampo rettangolare, versarvi il composto e far cuocere in forno già caldo a 170° per una cinquantina di minuti.
Sfornare la torta e quando sarà ben fredda sformarla e tagliarla a quadretti o a dischetti.
Più sta lì più è buona: due giorni dopo la cottura è al massimo della forma!

Il commento della copiona: molto buoni, questi sono i dolci che piacciono a me... semplici e, nonostante la presenza del miele e della frutta... poco dolci :-)

Minestra di riso e castagne


Anche questo è un ricordo di quando i miei bambini erano.... bambini :-)
E' una minestra diffusa quasi dappertutto, nelle regioni dove la castagna è autoctona, più simile ad un risotto morbidissimo, come consistenza (si mangia col cucchiaio) ed ha un sapore dolce, molto gradito ai piccoli.
Volendo, si può contrastare con un formaggio piccante a scaglie, non mantecato ma solo "appoggiato" sul piatto: in questo caso, però, la minestra è meno tradizionale.

Servono:
  • 400 gr di castagne (peso lordo) - io ho usato i marroni IGP di Castel del Rio
  • 1 litro di latte
  • 2 foglie di alloro
  • 200 gr di riso originario
  • 125 gr di panna acida
  • sale

Bisogna cominciare col lavoro più noioso: sbucciare le castagne (e questo non sarebbe ancora niente...) e togliere quella pellicina tenace che non ne vuole sapere di venire via. Comunque: toglierne il più possibile e quella che rimarrà verrà rimossa dopo, a cottura avvenuta.
Le castagne si mettono poi in una pentola con il latte, mezzo litro d'acqua, le foglie d'alloro e sale.
Si fa cuocere piano a pentola coperta, mescolando di tanto in tanto per evitare che si attacchi.
Quando le castagne saranno morbidissime (ci vorranno, a occhio, 35-40 minuti), schiacciarle con uno schiacciapatate o con una forchetta (non frullare, si devono sentire i pezzettini), rimuovere le eventuali pellicine rimaste e versare il riso.
Cuocere per il tempo necessario, mescolando spesso. Incorporare la panna acida, far scaldare nuovamente la minestra, rimuovere le foglie di alloro e servire.

Il commento della copiona: si può aggiungere ancora un po' di sale macinato direttamente sul piatto, se si vuole un po' di contrasto di sapori. Buonissima!

sabato 7 novembre 2009

Torta speziata di mele, zucca e biscotti


E' una variante di della torta di mele e biscotti, rifatta oggi in versione autunnale e con le spezie da zucca.

Ho usato: per il ripieno:
  • 3 grosse mele renette, sbucciate, detorsolate e tagliate a pezzetti
  • 700 gr di zucca tagliata a pezzi (peso netto)
  • 1 grossa noce di burro
  • 1/2 bicchiere di vino bianco
  • 1/2 bicchiere di acqua
  • 1 cucchiaio di miele
  • 4 cucchiai di zucchero
  • 1 manciata abbondante di uva passa
  • 50 gr di pinoli
  • 1 cucchiaio di cannella in polvere
  • 1 cucchiaino di allspice
  • 1 cucchiaino di noce moscata
  • 2 cucchiaini di zenzero secco
e inoltre:
  • 250 gr di biscotti pestati (ho usato i granturchese)
  • burro

Si prepara il ripieno, mettendo tutti gli ingredienti, tranne i pinoli in una pentola e facendo cuocere fino a quando la zucca si sarà ammorbidita e i liquidi assorbiti.
Aggiungere poi i pinoli e fare intiepidire.
Nel frattempo pestare i biscotti, o macinarli nel robot o nel frullatore.
Imburrare BENISSIMO uno stampo rotondo, mettere sul fondo un terzo della polvere di biscotti e ricoprire con metà del composto di zucca e mele. Fare un secondo strato di biscotti, ricoprirlo col ripieno restante e concludere con l'ultimo terzo di biscotti.
Infiocchettare di burro e infornare a 170° per una quarantina di minuti.
Far raffreddare bene prima di sformare e servire.

Il commento della copiona: questo tipo di dolce è il mio preferito... rustico, speziato, morbido, burroso :-D

venerdì 6 novembre 2009

Salsicce e olive fresche nel tegame


A volte, nel luogo e nel modo più inaspettato, inciampi in racconti di piatti che poi, quando li fai e li mangi, ti domandi come hai fatto a vivere fino ad ora senza averli mai assaggiati.
Questo me lo ha raccontato l'altro giorno il mio collega Pierangelo, col quale condivido spesso lunghi viaggi e parecchi pasti: per fortuna a volte conditi anche da chiacchiere piacevoli.
Eravamo in un posto bruttino e rumoroso, pieno di impiegati e operai in pausa pranzo: un self-service con cibo di qualità media, per non dire mediocre. E, non so come, Pier ha cominciato a raccontarmi questo piatto, che mangiava da piccolo con suo nonno.
Sarà stato il contrasto tra il luogo e questo racconto... e poi mai sentita una cosa del genere... mi ha incuriosito da morire... ma le olive non si trovano facilmente.
Quando stamattina le ho viste all'ipercoop non mi è parso vero e stasera le ho preparate.
Ecco, questo entra di diritto e immediatamente, senza neppure fare anticamera, tra i piatti del mio cuore... è meraviglioso!

Servono:
  • salsicce sottili, tipo luganega
  • olive nere crude
  • aglio (questa è una mia aggiunta e ci sta benissimo)
  • olio extravergine di oliva

Ho messo in una padella antiaderente due cucchiai d'olio e tre spicchi d'aglio in camicia e quando l'olio è diventato caldo, ho aggiunto le olive sciacquate sotto l'acqua.
In un'altra padella, intanto, ho messo le salsicce con due dita d'acqua e le ho fatte dorare e rosolare ben bene, poi le ho tagliate a pezzi e buttate nel tegame delle olive.
Ho lasciato insaporire per una decina di minuti e poi ho servito con pane croccante.

Il commento della copiona: già detto tutto! Davvero un piatto indimenticabile!

Conchiglie risottate zucca, castagne e bacon croccante


Stavolta la copiona punta in alto e copia nientemeno che Alain Ducasse. E non basta: gli modifica pure la ricetta... sarò accusata di regicidio e crocifissa in sala mensa?
In ogni caso... questa l'ho trovata su La Cucina del Corriere della Sera, ideata per essere cucinata nel Pasta Pot un tegame speciale, disegnato da Ducasse e prodotto da Alessi.
Io l'ho preparata in un normale tegame antiaderente con coperchio.

Ho usato:
  • 300 gr di conchiglioni rigati (di ottima qualità, devono tenere la cottura perfettamente!)
  • 150 gr di polpa di zucca (peso netto)
  • 100 gr di castagne arrostite e pelate (peso netto)
  • 1 piccola cipolla dorata
  • 1 spicchio d'aglio
  • 8 fette di bacon
  • 100 gr di vino bianco
  • 1 noce di burro
  • 50 gr di parmigiano grattugiato
  • 1 lt di brodo di pollo caldo
  • 2 cucchiai di olio d'olivo

Ho tagliato la zucca a minuscoli dadolini e ho affettato la cipolla molto sottilmente.
Ho scaldato nella pentola l'olio e il burro e vi ho fatto soffriggere la zucca, la cipolla, le castagne e lo spicchio d'aglio in camicia.
Dopo qualche minuto, ho aggiunto la pasta, girandola bene per impegnarla di condimento, ho incoperchiato e lasciato insaporire per tre minuti.
Ho bagnato col vino, mescolando bene e ho fatto asciugare.
Poi ho versato il brodo, coprendo completamente le conchiglie e ho lasciato cuocere, a fuoco vivace e bollore costante, fino a cottura della pasta. Nel caso si dovesse asciugare troppo, aggiungere altro brodo a mestolini.
Nel frattempo, mettere le fettine di bacon in una padella antiaderente ben calda, senza aggiungere grassi e farlo dorare fino a divenire ben croccante.
A cottura della pasta, ho mantecato con il parmigiano (la ricetta originale prevedeva l'aggiunta a questo punto di ulteriori 50 gr di burro, ma a me sono sembrati del tutto inutili e li ho saltati).
Poi ho servito, disponendo su ogni piatto due fettine di bacon croccante.

Il commento della copiona: ad un certo punto, assaggiandola, mi era sembrata una pasta piuttosto banale e non certo indimenticabile. Invece, il piatto finito, con il bacon croccante che fa da piacevolissimo contrappunto alla dolcezza della zucca e delle castagne, è stato entusiasmante.
Persino Tommaso, che aveva sbuffato per tutto il giorno dopo aver saputo il menu della cena, ne ha mangiati due piatti enormi... e mi ha persino chiesto cosa ci fosse dentro... e queste son soddisfazioni :-D
Nota: la foto è sfumata perchè il piatto era veramente fumante :-D

martedì 3 novembre 2009

Risotto allo zenzero e Menabrea

Il risotto con la birra è, per me astemia, uno dei miei preferiti: mi piace il profumo e il retrogusto leggermente amarognolo. Stasera ho usato la birra Menabrea e lo zenzero fresco: una delizia!

Servono:

  • 1 piccolo scalogno
  • 1 piccola cipolla
  • burro
  • olio extravergine di oliva
  • 500 gr di riso Carnaroli
  • una bottiglia di birra Menabrea da 66 cl.
  • brodo di pollo q.b.
  • zenzero fresco
  • sale

Ho preparato il fondo tritando finemente lo scalogno e la cipolla e facendoli dorare a fuoco basso in una noce di burro e un paio di cucchiai d'olio.
Ho aggiunto il riso e l'ho fatto tostare.
Poi ho versato la birra, tutta insieme e ho fatto asciugare a fuoco moderato.
Ho portato a cottura con il brodo e infine ho mantecato con una noce di burro, aggiustato di sale e lasciato riposare un paio di minuti.
Ho finito con una grattugiata di zenzero.

Il commento della copiona: mi ero moderata, con lo zenzero, perchè non avevo voglia di sentire proteste ;-) Ma io ne ho aggiunto ancora parecchio, nel mio piatto, a fettine... perchè io lo zenzero lo metterei persino nel caffè... :-)

Biscotti Special K

Ancora in fase di svuotamento dispensa e consumo derrate in giacenza... :-D
Gli Special K erano lì da quest'estate, ma ancora fragranti... e allora ho pensato di fare una variante delle rose del deserto, usandoli per ottenere biscotti molto croccanti.
Li ho impastati, dico la verità, senza credere troppo al risultato. E invece... sono F A N T A S T I C I :-D
E soprattutto, si prestano a molte varianti, cambiando gli aromi o aggiungendo ingredienti.

La base è questa:
  • 180 gr di burro morbido
  • 150 gr di zucchero semolato
  • 230 gr di farina bianca
  • un pizzico di sale
  • 1 cucchiaino di lievito per dolce
  • 1 cucchiaino di essenza di vaniglia
  • 2 cucchiai di latte
  • 100 gr di cereali Special K

Varianti:

  • allo zenzero: aggiungere due cucchiaini di zenzero secco
  • allo zenzero e arancia: due cucchiaini di zenzero secco + la scorza di un'arancia grattugiata
  • allo zenzero e limone: come sopra, sostituendo l'arancia con il limone
  • alle uvette e rum: aggiungere tre cucchiai di uvette ammollate in poco rum
  • alle mandorle o noci o nocciole: aggiungerne tre cucchiai, di un solo tipo e misti, tritati grossolanamente

Accendere il forno a 180°.
Si lavora il burro morbido con lo zucchero nella planetaria o nel robot o anche a mano, ma bisogna lavorarlo a lungo in modo che diventi gonfio e spumoso.
Poi si aggiungono la farina, il sale, il lievito e la vaniglia, continuando a lavorare. Aggiungere a questo punto anche gli eventuali ingredienti delle varianti.
Ammorbidire il composto con due cucchiai di latte: deve comunque rimanere un po' disaggregato.
Versare i cereali e amalgamarli al composto, usando un cucchiaio di legno.
Formare, con l'aiuto di due cucchiai da the, delle palline che verrano deposte, ben distanziate perchè si allargheranno in cottura, su due o tre placche di alluminio rivestite di carta forno.
Cuocere per una quindicina di minuti: quando escono dal forno saranno ancora morbidi, ma poi diventeranno croccanti. Farli raffreddare su un cestino di paglia.

Il commento della copiona: sono veramente entusiasta di questi biscotti. La variante zenzero e limone è la mia preferita!

lunedì 2 novembre 2009

Dolce normanno


Questo l'ho trovato in una rivista francese e, all'assaggio, mi ha ricordato in modo sorprendente un dolce dell'infanzia, anche se non sono riuscita a ricordare esattamente quale fosse: una sorta di plumcake, con le uvette, industriale ma buonissimo!

Servono:

  • 300 gr di farina + una paio di cucchiai per l'uvetta
  • 190 gr di zucchero semolato
  • 4 cucchiai di zucchero di canna
  • 250 gr di ricotta
  • 3 uova
  • 110 gr di burro morbido
  • 2 mele
  • 50 gr di uvetta
  • la scorza grattugiata di due mandaranci (oppure di un'arancia)
  • 1 cucchiaino di essenza di vaniglia
  • 2 cucchiaini colmi di lievito per dolci (oppure una bustina di lievito)
  • un pizzico di sale

Si comincia mettendo ad ammorbidire l'uvetta in acqua calda per una mezz'ora e accendendo il forno a 170°.
Lavorare il burro a pomata insieme allo zucchero semolato, poi aggiubgee le uova, una alla volta, la ricotta e la vaniglia.
Mescolare insieme la farina, il lievito e il sale e unirlo al composto di burro e uova lavorando sempre col cucchiaio di legno.
Aggiungere la scorza di mandarino grattugiata con la microplane e le uvette scolate dall'acqua, asciugate bene tra due fogli di carta da cucina e infarinate.
Versare questo composto in uno stampo imburrato e livellarne la superficie con una spatola.
Sbucciare le mele e farne fettine sottili, disponendole sulla torta. Spolverizzare con lo zucchero di canna e infornare.
Cuocere per 45-50 minuti e verificare la cottura con uno stecchino.
Far raffreddare, sformare e servire.

Il commento della copiona: non è la solita torta di mele, ma un dolce morbido e profumatissimo. Si potrebbe anche cuocere in una forma da plumcake. Molto buono!

Patate dolci al forno


Quando ero piccola, le patate dolci venivano infilate fino a metà in un barattolo colmo d'acqua, sostenute da due o tre stuzzicadenti appoggiati sul bordo, affinchè non affondassero. Dopo un po', spuntavano dei germogli che ben presto si trasformavano in lunghi tralci striscianti, pieni di foglie e forse facevano anche dei fiorellini. In ogni cucina che conoscessi, c'era una di queste patate, solitamente posizionata su un pensile e innalzata al rango di pianta decorativa.
Di mangiarle, neanche se ne parlava.
Io, che quando guardo una pianta questa preferisce morire piuttosto che sottostare alle mie cure, preferisco cucinarle :-)

Per queste ho usato:

  • 1 grossa patata dolce a buccia bianca e pasta bianca (pesava oltre 1 kg!)
  • 4 grossi spicchi d'aglio in camicia
  • Steakhouse Pepper oppure pepe macinato grosso
  • sale
  • olio extravergine di oliva

Ho acceso il forno a 180° ventilato.
Ho sbucciato la patata, dopo averla lavata e strofinata bene con una spazzola. L'ho tagliata a pezzi e l'ho messa in una teglia con gli spicchi d'aglio in camicia.
Ho condito con lo Steakhouse Pepper e un po' di sale e unito tre o quattro cucchiai d'olio: ho mescolato bene e infornato per una mezz'ora.

Il commento della copiona: le patate dolci si prestano benissimo ad essere cotte in forno, perchè tendono a rimanere perfettamente croccanti all'esterno e morbide all'interno. Il sapore e la consistenza ricordano quelli delle castagne e a me piace contrastare la loro naturale dolcezza con condimenti piccanti e forti: ma conosco anche chi invece esalta il dolce aromatizzando con rosmarino, poco o punto aglio e giusto un pizzico di sale.

domenica 1 novembre 2009

Crostata sbriciolata di mais fioretto e gelatina di sambuco


Che succede quando si prepara amorevolmente (ma, evidentemente, non abbastanza...) un impasto per la sparabiscotti e non si riesce a spararlo? Si ricicla come base per qualcos'altro... e viene fuori un dolce godurioso...

Ho usato:
  • 250 gr di burro morbidissimo
  • 270 gr di farina 00
  • 270 gr di farina di mais fioretto (quella finissima)
  • 150 gr di zucchero a velo
  • essenza di vaniglia, un cucchiaino
  • gelatina di sambuco (Grossmutters Holunder) o altra marmellata, possibilmente scura

Ho montato il burro con lo zucchero, poi ho aggiunto le farine e la vaniglia.
Ho steso metà dell'impasto sul fondo di una teglia da crostate ben unta, sopra ho messo la gelatina a cucchiaiate e infine ho utilizzato l'impasto rimanente come copertura, strofinandolo tra le mani e facendone cadere grosse briciole sulla marmellata.
Ho infornato a 170° per circa 40 minuti e ho fatto raffreddare bene prima di sformare e servire.

Il commento della copiona: tutto è nato perchè volevo utilizzare della farina fioretto e ritirare fuori la sparabiscotti da tempo dimenticata in fondo ad un armadio. Però l'impasto (la ricetta era nel libricino di istruzioni) si è rivelato durissimo e assolutamente inadatto alla sparatura.
Per non buttare via tutto, ci ho fatto la crostata, usando la gelatina di sambuco comprata in Germania: buonissima!