giovedì 29 dicembre 2011

Humida (anzi humita) di Ines (non so chi sia, ma si prende il credit della ricetta)

In questo post pubblicato a luglio, avevo promesso di pubblicare le ricette dei companatici del pane con i semini, cosa che non ho mai fatto.
In primo piano spiccava l'humita, una delizia argentina, qui italianizzata, che ho mangiato per la prima volta ad un corso di intaglio di frutta e verdura, preparato da una ragazza molto simpatica che poi ho perso di vista. 
Se per caso inciampa nel mio blog e si riconosce, la saluterei molto volentieri!
*Dopo aver pubblicato la ricetta su Facebook, un'amica argentina (ciao Marcela!) ha corretto il nome di questo piattino, che è sempre girato come humida, in humiTa con la T e mi affretto a riportare la precisazione anche qui! 

Servono:
  • 1 peperone rosso, tagliato a pezzetti piccolissimi
  • 1 piccola cipolla, tritata finissima
  • 1 scatola di mais, sgocciolato e tritato alla moulinetta, fino a ridurlo a una specie di crema grossolana
  • olio extravergine di oliva
  • sale
  • cumino in polvere

In una padella, soffriggere nell'olio il peperone, la cipolla e il mais. Salare e insaporire con il cumino, a gusto.
Cuocere fino ad ottenere una crema bella soda.
Farla raffreddare e usarla per crostini e ripieni.

Il commento della copiona: è buonissima!

Lasagne di crackers (con citazione letteraria)

Era un po' che non mettevo insieme nefandezze culinarie, di quelle che mi hanno fatto tanto amare nei forum di cucina, dove ero vista come una specie di cugina un po' scema da non prendere troppo con serietà e in considerazione.
L'orrore col quale venivano accolti certi miei interventi e ricette era pari solo al ribrezzo suscitato da chi, candidamente, dichiarava di cenare a volte con i quattrosaltiinpadella.
Io mi sono sempre molto divertita e continuo a divertirmi e a prendermi molto in giro, consapevole dei miei limiti e, soprattutto, del fatto che la mia vita non comincia né finisce in cucina e che stare ai fornelli è per me un modo di passare un po' di tempo rilassandomi, senza che diventi la ragione del mio stare al mondo.
Ciò detto, faccio mio l'esergo di "Momenti di trascurabile felicità", il libro di Francesco Piccolo che sto leggendo oggi, "Non sopporto più le persone che mi annoiano anche pochissimo e mi fanno perdere anche un solo secondo di vita". La frase è di Goffredo Parise, ma potrei averla scritta io (anzi, l'ho scritta e in tempi non sospetti).
Detto anche questo, ecco le lasagne fatte con i crackers. Non mettetevi a ridere, non subito almeno, perchè sono buffe ma molto buone. La ricetta viene da una delle mie mailing list e io l'ho adattata a quello che avevo in casa. Le variazioni sono ammesse e benvenute.

Servono (dosi spannometriche):

  • crackers salati (io ho usato i Doriano)
  • besciamella
  • passata o polpa di pomodoro
  • parmigiano grattugiato
  • mozzarella oppure emmenthal grattugiato o anche avanzi di formaggi
  • a piacere: funghi trifolati, oppure verdure miste trifolate

Preparare la besciamella come si usa di solito (io la faccio nel bimby, seguendo il ricettario) e unirvi la passata o la polpa di pomodoro, in modo da farla diventare rosa.
Ungere una pirofila di dimensioni adeguate, distribuirvi un velo di besciamella e poi, nell'ordine, uno strato di crackers, uno di verdure (se si usano), uno di emmenthal grattugiato, uno di besciamella e spolverizzare di parmigiano, poi ricominciare con i crackers e così via fino a esaurimento degli ingredienti. L'ultimo strato deve essere di besciamella e parmigiano.
Lasciarla riposare in frigo o in luogo fresco (il terrazzo in inverno è perfetto) per alcune ore, anche tutta una notte, poi infornare a 200° ventilato e cuocere fino a quando si formerà una crosticina dorata.
Lasciar riposare 10 minuti e poi servire, come normali lasagne.

Il commento della copiona: sono buonissime e  veramente indistinguibili dalle lasagne normali, se non per lo spessore della "pasta" che è ovviamente superiore rispetto a quello di una sfoglia. Molto comode anche perchè si devono preparare in anticipo.

Torta al mascarpone (da colazione o da farcire)

Non è che mi son messa a far torte da colazione in questi giorni che strabordo di pandori e panettoni da finire.
Questa l'avevo fatta un po' di tempo fa e non avevo mai avuto il tempo di pubblicarla. E' la mia versione, modificata in quantità e ingredienti, di una ricetta che viene forse da coquinaria, ma non ci giurerei.
Ricchissima, è buona sia da colazione sia come base per farciture, qualora qualcuno si cimenti in torte capolavoro (io no :-D ). La foto è quel che è, ma le cavallette sono arrivate prima di me.

Servono:

  • 250 gr di mascarpone
  • 80 gr di burro fuso
  • 280 gr di farina
  • 160 gr di amido di mais
  • 260 gr di zucchero
  • 3 uova
  • 100 gr di latte
  • la scorza grattugiata di un limone
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 1 bustina di lievito


Accendere il forno a 180°.
Montare le uova insieme allo zucchero con lo sbattitore elettrico, aggiungere poco alla volta, il mascarpone, il burro, il latte, la scorza di limone e la vaniglia sempre continuando a lavorare.
Unire infine la farina, l'amido di mais e il lievito.
Versare in uno stampo imburrato e infornare per 40-45 minuti, facendo la prova stecchino.
Far raffreddare e servire.

Il commento della copiona: semplice e buonissima!

martedì 27 dicembre 2011

Il pranzo di Natale (la copiona ha fatto poco, ma ci sono tre ricette comunque)

Da quando io mi ricordo, il pranzo di Natale nella casa dei miei genitori è sempre stato lo stesso: un menu scalpellato nella pietra e intoccabile.
Anche adesso che loro non ci sono più e che siamo rimasti pochi pochi a festeggiare (quest'anno abbiamo toccato il minimo storico di sette commensali...), la base del pranzo rimane quella e le variazioni sono poche, ma alla fine va bene così.
Il grosso dei piatti cucinati tocca a mia sorella, che fa i migliori crostini neri della Valtiberina e probabilmente della Toscana tutta e che io ho tentato inutilmente di riprodurre: non vengono mai come i suoi. Comunque qui metto la ricetta, dettata dalla sua viva voce, nella dose che ha fatto per Natale. Ne è venuto un vassoione grande e due vaschette ne sono avanzate, distribuite tra nipoti e fidanzati.

Crostini neri di fegatini della Paola

Servono:



  • 1 kg di durelli di pollo (detti anche maghetti o stomaci)
  • 1/2 kg di fegatini di pollo, misti a cuoricini
  • 1 grande costa di sedano
  • 1 carota grande
  • 2 cipolle rosse medie
  • 30 bacche di ginepro (da noi dette coccole di zinepro... che bel nome!)
  • 20 belle foglie di salvia fresca
  • sale e pepe
  • 1/2 litro abbondante di olio extravergine di oliva
  • capperi sott'aceto, almeno 50 gr, ma potrebbero servirne di più, a gusto proprio
  • 1/2 tubetto di pasta d'acciughe marca Balena
  • brodo di carne buono


Lavare bene i durelli e i fegatini, eliminando tutti i filamenti bianchi di grassi, poi mettere tutto a freddo in un tegame basso: i durelli tagliati a pezzetti grandi quanto una noce, i fegatini interi, la carota tagliata in 3 o 4 pezzi, il sedano intero, le cipolle a pezzi grossi, il ginepro e la salvia. Salare e pepare, poi aggiungere l'olio, che deve essere veramente abbondante  e coprire il resto degli ingredienti almeno fino a metà.
Mette a fuoco alto e tegame scoperto e cuocere per circa un'ora, girando di tanto in tanto, o comunque fino a quando l'olio torna limpido e i fegatini sono ben cotti e quasi arrostiti. Mia sorella ha appena scoperto un altro indicatore e cioè che i fegatini sono pronti quando, girandoli, schizzano l'olio.
Eliminare il sedano e la carota, separare i durelli dai fegatini.
Tritare alla moulinetta i durelli, in tre o quattro volte, insieme al ginepro e alla salvia e agli ultimi aggiungere anche i capperi e man mano rimetterli nel tegame con l'olio do cottura.
Tritare anche i fegatini, nello stesso modo, ma più brevemente, due o tre colpi sono sufficienti: non deve diventare un patè, si devono sentire i pezzettini. Rimettere anche questi nel tegame.
Aggiungere la pasta d'acciughe e mescolare bene, poi rendere fluido e spalmabile il composto aggiungendo il brodo caldo poco alla volta.
Assaggiare ed eventualmente aggiungere altra pasta d'acciuga o capperi tritati fino ad ottenere la giusta sapidità.
Se l'impasto deve attendere, coprirlo perchè si ossida, altrimenti spalmarlo generosamente su fettine di pane toscano leggermente abbrustolite su una piastra rovente.


Dopo i crostini, abbiamo mangiato i tortellini, forniti da me e fatti con le mie manine sante, ma con il decisivo contributo delle mie amiche Paina e Nico, e l'assistenza spirituale, a base di letture corroboranti, della mia fidanzata Alessia. Questo è il secondo anno in cui passiamo una giornata, intorno all'8 dicembre, a chiudere tortellini e fare chiacchiere irriferibili e divertentissime. Poi i preziosi manufatti vengono congelati e usati per il pranzo di Natale.
Questa volta abbiamo fatto circa 6 kg di tortellini: la pasta l'ha fatta la Paina e il ripieno (fantastico!) è stato comprato già pronto.
I tortellini crudi, come tanti soldatini ordinati.
Il brodo lo aveva fatto mia sorella ed era meraviglioso.


Per anni, il secondo tradizionale è stato il pollo o il cappone arrosto girato: cioè infilato allo spiedo, tagliato a pezzi e inframezzato da pezzetti di pancetta e foglie di salvia, e cotto alla fiamma vivo di un fuoco a legna.
Quest'anno abbiamo cambiato e abbiamo (ha) fatto questo ottimo

Pollo al forno con burro e limone

  • 1 pollo a pezzi, se ruspante è meglio
  • burro 
  • 2 limoni succosi
  • salvia 
  • sale e pepe


Imburrare bene una pirofila e disporvi dentro i pezzi di pollo inframezzati da foglie di salvia. Salare e pepare piuttosto generosamente. Infiocchettare di burro abbondante e bagnare con il succo dei limoni.
Infornare a 220° ventilato per un'ora e più, girando una o due volte, o fino a quando il pollo sarà ben dorato e croccante all'esterno, ma succulento all'interno.
Questa volta la salvia non l'abbiamo messa, ma mi ricordo di averlo fatto un'altra volta, con un buonissimo risultato.

Come contorno, c'erano degli ottimi sformatini di cavolo, monoporzione, dei quali mi sono dimenticata di chiedere la ricetta: erano buonissimi!

E infine, io ho fatto un semifreddo allo yoghurt, che ho già fatto un paio di volte, per compleanni e natali passati e che mi piace un sacco perchè è freschissimo e non eccessivamente dolce. Inoltre, non serve cottura al forno, il che lo rende perfetto, per esempio, come dolce estivo.
La ricetta viene dalla rete, ma non ho idea di dove l'ho copiata.

Servono:

  • 400 gr di yoghurt ai frutti di bosco
  • 500 gr di panna liquida fresca
  • 9 gr di colla di pesce
  • 200 gr di amaretti o biscotti frollini
  • 70 gr di burro fuso
  • 1 cucchiaio di miele liquido, dal sapore delicato, per esempio di acacia
  • una tazzina da caffè di grappa ai frutti di bosco o di maraschino
  • frutti di bosco misti per decorare (io ho usato ribes rosso e lamponi freschi e mirtilli allo sciroppo)


Polverizzare gli amaretti, mescolarli col burro fuso e compattarli sul fondo di uno stampo rettangolare con il bordo apribile ben unto di staccante per pasticceria. In estate mettere in frigo.
Sciogliere la colla di pesce nella grappa, unire il miele e mescolare accuratamente con lo yogurt.
Montare la panna e incorporarla allo yogurt, facendo attenzione a non smontare il composto.
Versare sul fondo di biscotti, livellando bene la superficie e battere lo stampo sul piano di lavoro, in modo che si assesti bene.
Mettere in frigo per alcune ore, una notte intera è meglio.
Al momento di servire, togliere il bordo dello stampo e decorare il dolce con i frutti di bosco naturali o brinati con zucchero semolato.

Il commento della copiona: tutto molto buono e soddisfacente, sì sì!




Zuppa di spinaci e pollo al limone (per rifiatare tra uno stravizio e l'altro...)

Questa zuppettina, leggera e rinfrescante, è stata preparata per il pranzo della vigilia di Natale, che, di regola, dovrebbe essere di magro.
Ma io me ne sono dimenticata e quando ho ricordato eravamo già a metà del pranzo. Càpita...
L'idea viene da una delle mie mailing list, poi io ho messo le mie modifiche.

Ho usato:

  • 400 gr di spinaci crudi già lavati
  • 350 gr di petto di pollo a fettine
  • 2 litri di brodo di pollo
  • 2 cucchiai di salsa di soia
  • 2 cucchiaini di zucchero
  • 1 limone


Bisogna innanzitutto sbianchire gli spinaci, affinchè non si disfino e soprattutto perchè rimangano belli verdi e per far questo ho messo al fuoco un tegame più largo che alto pieno d'acqua. Nel frattempo, ho preparato un altro tegame pieno di acqua fredda e ho tolto i gambi agli spinaci.
Appena l'acqua è andata bollore, ho immerso gli spinaci per pochi secondi, poi li ho sollevati subito con una paletta forata e li ho immersi nell'acqua fredda. Infine li ho scolati, strizzati leggermente tra le mani e tagliati a striscioline.
Tagliare il pollo a striscioline e ripetere la stessa operazione degli spinaci, usando pure la stessa acqua e con l'avvertenza di tenerli nell'acqua bollente per almeno tre minuti.
Mettere a scaldare il brodo dopo aver aggiunto la soia e lo zucchero. Appena bolle, unire il pollo e gli spinaci e lasciar riprendere il bollore. Cuocere un paio di minuti e portare in tavola, aggiungendo su ogni piatto succo di limone a piacere.

Il commento della copiona: molto leggera e delicata e soprattutto dietetica, dopo tutti i mangiari del Natale e dintorni.

lunedì 26 dicembre 2011

La cena della vigilia (molte foto e solo due ricette, nella fattispecie le frittelle di gamberi e la mousse di lamponi)

Forse l'ho scritto anche lo scorso anno (e sono così pigra e farcita di buon cibo che proprio ora non ho voglia di andare a controllare se l'ho fatto) ma fin da quando ero piccola, la vigilia di Natale era il giorno che attendevo con più aspettative ed emozione.
Non era solo per i regali, che si aprivano alla fine della cena, ben prima di mezzanotte, ma era per tutta l'allegria e le persone che si radunavano, di solito in casa dei miei genitori, al paesello. Eravamo un sacco!
Poi, qualcuno è andato via ma qualcuno è arrivato... ci lasciavano anziani zii, entravano mariti, mogli e nipotini.
Ad un certo punto, però, ci siamo ritrovati pochi pochi, senza nessun rimpiazzo e allora la vigilia di Natale abbiamo cominciato a festeggiarla a casa nostra e solo noi quattro.
E dopo il primo momento di smarrimento, adesso sono molto felice di poter passare una serata a chiacchierare, mangiando e raccontandoci quello che non c'è tempo di dirci - sembra impossibile! - durante il resto dell'anno.

La cena sembra molto ricca, in realtà le porzioni erano piccole e quindi non ci siamo né strafocati né abbiamo prodotto quantità ingestibili di avanzi.

Ho preparato:

  • salmone marinato alla grappa
  • insalata di polipo e datterini all'aceto balsamico
  • cozze gratinate
  • frittelle di gamberi
  • spaghetti allo scoglio
  • mousse di lamponi
Il salmone è stato lasciato in marinata per sei ore soltanto, poi lavato, sfilettato e condito con una citronnette all'erba cipollina. E' piaciuto molto, persino a mio marito che odia cordialmente il salmone in ogni sua manifestazione.

Il polipo, nelle mie intenzioni, doveva essere fatto a carpaccio, ma qualcosa non ha funzionato (so anche cosa...) e al momento del taglio si è sbriciolato tutto. Quindi, l'ho trasformato in un'insalata e l'ho condito con pomodori datterini dolcissimi,  prezzemolo tritato con poco aglio, olio, sale e qualche goccia di aceto balsamico vero e buonissimo.




Per le cozze gratinate: ho fatto aprire le cozze in una padella incoperchiata, aggiungendo semplicemente una generosissima spolverata di pepe nero, poi ho eliminato la valva vuota e ho tenuto quella col mollusco. Queste le ho disposte nel mio tian provenzale (ma una qualsiasi pirofila andrà benissimo) e le ho ricoperte con del pangrattato frullato insieme ad aglio, prezzemolo e un po' di sale. Un giro d'olio e poi in forno a gratinare fin quando sono apparse ben dorate.


Le frittelle di gamberi vengono da un foglietto scarabocchiato e potrei averle copiate ovunque. L'unica aggiunta dell'ultimo momento è stato il lievito, che non avevo scritto, non so se per dimenticanza mia o se proprio non era previsto. Comunque è assolutamente necessario, se non si vogliono avere dei pezzi di gomma immangiabili.

Ho usato: 
  • 300 gr di code di gambero sgusciate
  • 250 gr di farina bianca
  • 1 bustina di lievito per dolci (va bene anche quello vanigliato)
  • 1 cipolla
  • 100 gr di acqua
  • 100 gr di latte
  • 1 uovo
  • una bella manciata di prezzemolo
  • sale e pepe
  • olio per friggere

Per far presto ho usato il bimby, ma qualsiasi frullatore o robot con le lame va bene.
Si comincia frullando insieme i gamberi, la cipolla sbucciata e il prezzemolo.
Si aggiungono la farina, il lievito, l'acqua, il latte, l'uovo, sale e pepe e si frulla ancora, fino ad ottenere una pastella morbida.
Mettere al fuoco un tegame alto con l'olio, farlo scaldare e cuocere il composto a cucchiaiate, scolando le frittelle appena saranno ben dorate.
Asciugarle bene sulla carta da cucina e salarle ancora un pochino prima di servire con qualche spicchio di limone.

Gli spaghetti allo scoglio sono stati la richiesta esplicita di coredemamma Tommaso e sono stata contenta che siano piaciuti a tutti. Non ho usato nessuna ricetta particolare, ma solo i suggerimenti della signora della pescheria, con qualche mio adattamento.
Ho fatto un soffritto di olio abbondante, aglio e prezzemolo tritati, ho aggiunto il pesce tutto insieme (c'erano gamberi, seppie, mazzancolle, calamari, piccoli astici) e ho fatto cuocere per pochi minuti. Ho bagnato con un bel po' di brandy (che mi lasciava perplessa, invece ci sta benissimo, molto meglio del vino bianco) e quando si è evaporato ho aggiunto cozze e vongole aperte a parte in un tegame. Non ho aggiunto né sale né pepe.
Ho lessato gli spaghetti ben al dente e li ho saltati in padella col questa meraviglia di sugo. Prima di andare in tavola, ancora una spolverata di prezzemolo tritato.

E per finire, la mousse di lamponi, che avevo già fatto usando frutti di bosco misti e che è buonissima per la consistenza soffice e spumosa e per il sapore lievemente acidulo, perfetto per pulire la bocca alla fine di un pasto così ricco.

Servono:
  • 30 ml di acqua fredda
  • 30 ml di acqua bollente
  • 1 bustina di gelatina alimentare in polvere (non è facile da trovare, si può sostituire con una bustina di tortagel o con 2 fogli di colla di pesce)
  • 450 gr di lamponi surgelati 
  • la scorza di mezzo limone
  • 80 gr di zucchero
  • 1/2 litro di panna liquida fresca
  • lamponi freschi e foglioline di menta per decorare

Mettere l'acqua fredda in una ciotolina, aggiungere la gelatina in polvere e lasciar riposare per 2 minuti. Aggiungere l'acqua bollente e mescolare bene con una forchetta o con una piccola frusta, fino a quando la gelatina si sarà sciolta. 
Versarla poi nel boccale di un frullatore o in un robot, aggiungere la scorza di limone, i lamponi ancora surgelati e lo zucchero, poi lavorare fino ad ottenere una purea liscia.
Montare la panna con le fruste elettriche, poi incorporarvi la purea di lamponi lavorando con un cucchiaio di legno e facendo attenzione a non smontarla.
Distribuire il composto in coppette o calici di cristallo e tenere in frigo per almeno tre ore.
Decorare con qualche lampone fresco e foglioline di menta: io mi sono dimenticata di mettercele ;-) .

Il commento della copiona: buon Natale a tutti!












lunedì 19 dicembre 2011

Salmone marinato alla grappa (con carpaccio di polipo sullo sfondo)


Ho provato due piattini nuovi che volevo proporre in qualche pranzo natalizio, visto che ci avviciniamo alle feste più mangerecce dell'anno.
Del carpaccio di polipo ci sono decine di ricette in giro per la rete e si trovano anche filmati didattici molto ben fatti, quindi vi rimando al piacere della ricerca.
Per il salmone marinato ho invece messo insieme diverse idee lette qua e là e i suggerimenti della mia amica Gloria, che ringrazio per l'ispirazione.
L'idea dello spruzzino è mia! Io ne ho usato uno che aveva contenuto il sale liquido (lunga storia, un giorno la racconto...) ma ne va bene uno qualsiasi adatto al contatto con gli alimenti.
Il risultato è stato sorprendente!

Ho usato:
  • 500 gr di filetto di salmone fresco, con la pelle
  • 4 cucchiai di sale dolce di Cervia
  • 2 cucchiai di sale rosa dell'Himalaya
  • 6 cucchiai di zucchero
  • semi di aneto
  • foglie di aneto
  • semi di finocchio
  • pepe nero in grani
  • circa tre dita di grappa 
  • olio extravergine di oliva
  • limone

Controllare il salmone ed eliminare eventuali spine con delle pinzette da ciglia.
Mescolare in una ciotola i due tipi di sale (io ho usato questi che avevo in casa, ma si possono sostituire con normale sale grosso da cucina) e lo zucchero e aromatizzandoli poi con l'aneto e i semi di finocchio (circa un cucchiaino da tè di ciascuno). Mescolare bene e unire pepe nero in grani, circa un cucchiaio.
Mettere circa la metà di questa miscela sul fondo di una piccola pirofila, appoggiarvi sopra i filetti di salmone, con la pelle rivolta verso il basso e ricoprire con la miscela di sale rimanente.
Mettere la grappa nello spruzzino e vaporizzarla in modo uniforme sul salmone.
Coprire la pirofila con pellicola da cucina e mettere in frigo per almeno 4 ore: io ce l'ho tenuto tutta la notte.
Si formerà molto liquido. 
Trascorso il tempo di marinatura, sciacquare bene il salmone sotto acqua corrente, poi, asciugarlo bene con carta da cucina.
Sfilettarlo seguendo la venatura, condirlo con olio extravergine di oliva e qualche goccia di limone.
Servirlo tel quel, oppure su un letto di insalatina fresca o ancora usarlo come guarnizioni per crostini di pane nere o pane ai semini (seguirà la ricetta) appena tostati e leggermente imburrati.
Gloria (sempre lei!) dice che una volta marinato il salmone si può congelare: molto comodo, si può preparare in anticipo!

Il commento della copiona: mi è piaciuto un sacco! la prima foto mostra il salmone appena messo sotto sale, la seconda quello già pronto e sfilettato.
La Gloria suggerisce di sostituire la grappa con il rhum: da provare pure questa, senz'altro!

giovedì 15 dicembre 2011

Plumcake sofficissimo al limone (aiuto, le cavallette!)

Questo dolce è stato sfornato alle 11 di sera e la mattina dopo il pezzetto della foto era tutto quel che rimaneva.
La ricetta ha origini sconosciute.

Ho usato:
  • 4 uova
  • 200 gr di farina
  • 50 gr di amido di mais
  • 200 gr di zucchero
  • 150 gr di olio di mais
  • 1 limone
  • 1 bustina di lievito
  • granella di zucchero

Accendere il forno a 170° ventilato o 180° statico.
Grattugiare la scorza del limone e spremerne il succo.
Con le fruste elettriche, montare le uova insieme allo zucchero fino ad ottenere un composto gonfio e spumoso.
Aggiungere la farina, l'amido, l'olio, il succo ed la scorza del limone e infine il lievito, continuando a lavorare con le fruste dopo ogni aggiunta.
Versare in uno stampo da plumcake ben unto, spolverizzare con la granella di zucchero e infornare per 40 minuti.

Il commento della copiona: sparito in un lampo, davvero buonissimo!

domenica 11 dicembre 2011

Manfrigoli in brodo (quasi) matto con i piselli (puristi della Romagna abbiate pietà)

Questa ricetta, scarabocchiata in un foglietto, è un misto di tre classici della cucina romagnola: i manfrigoli, il brodo matto e i quadrucci in brodo con i piselli.
I manfrigoli, di cui parla anche Wikipedia, assomigliano molto ai grattini e ai malfattini e possono essere sostituiti con questi. Io ho utilizzato gli avanzi della sfoglia dei tortellini, fatta ben asciugare e poi tritata velocemente nel frullatore.
Il brodo matto è fatto con la carne macinata.
I piselli, per ovvie ragioni stagionali, sono surgelati.
Il risultato è una zuppa veloce e molto riscaldante, adatta a una fredda sera invernale.

Servono:
  • 1 scalogno
  • 2 coste di sedano bianco
  • 1 carota
  • 150 gr di carne macinata
  • 1 cucchiaio circa di conserva di pomodoro
  • 100 gr di pisellini
  • olio extravergine di oliva
  • 1 litro abbondante di brodo vegetale
  • 120 gr di grattini o manfrigoli o malfattini
  • sale e pepe

Tritare il sedano, lo scalogno e la carota e farli soffriggere in un po' d'olio, poi aggiungere la carne macinata e lasciarla insaporire per qualche minuto e comunque fino a farle perdere tutto il rosa.
Aggiungere la conserva di pomodoro diluita in poco brodo caldo e, dopo qualche istante, bagnare con il restante brodo caldo. Unire i piselli, far riprendere l'ebollizione e cuocere per un quarto d'ora.
Aggiungere infine la minestrina, far cuocere il tempo necessario, regolare di sale e pepare a piacere, quindi servire con parmigiano grattugiato a parte.

Il commento della copiona: non è un piatto elegante, ma molto confortante. La foto è particolarmente brutta e può ricordare la minestra di Gian Burrasca, ma mi perdonerete, vero?




Torta di pere e amaretti

Ricetta proveniente dal vecchio forum del bimby, fatta anni fa e molto piaciuta.
L'ho rispolverata oggi per smaltire del cioccolato fondente che in casa mia nessuno vuole, men che meno sotto forma di torte. Qui non è prevalente e quindi lo hanno accettato tutti.
Come qualsiasi altra ricetta che nasce per il bimby o viene adattata si può fare un processo di reverse engineering e realizzarla senza.

Servono:
  • 200 gr di farina
  • 200 gr di zucchero
  • 100 gr di burro morbido
  • 100 gr di amaretti
  • 100 gr di cioccolato fondente
  • 2 pere medie
  • 3 uova
  • 1 bustina di lievito

Accendere il forno a 170° ventilato (oppure 180° normale).
Tritare finemente nel robot lo zucchero, il cioccolato e gli amaretti (se si usa il bimby: 10 sec. vel. 6), aggiungere le pere a pezzetti, le uova e il burro morbido, lavorando quanto serve (se si usa il bimby: 30 sec. vel. 6).
Infine incorporare farina e lievito e lavorare bene (col bimby: 30 sec. vel. 5).
Versare in uno stampo imburrato e cuocere per 35-40 minuti (regolarsi col proprio forno, come sempre!). Fare la prova stecchino, nel caso.
Sfornare, far raffreddare, poi sformare e spolverizzare con zucchero a velo.

Il commento della copiona: rimane umida e soffice, per niente gnucca. Davvero buonissima!

giovedì 8 dicembre 2011

Risotto all'arancia (giusto perché le fragole non sono in stagione...)

Il risotto alle fragole è un residuato bellico degli anni '80 del secolo scorso, partorito da quelle menti creative che volevano innovare la cucina italiana e épater les bourgeois, i buongustai legati ai piatti della tradizione.
Non l'ho mai fatto né mangiato, ma prima o poi succederà, immagino.
Per adesso, ho fatto questo risotto all'arancia, che è straordinariamente fresco e saporito e, non essendoci traccia di panna né di formaggio, è anche delicato e leggero.
E poi è di stagione.

Ho usato:
  • 350 gr di riso carnaroli
  • 1 grossa arancia sugosa
  • una grossa noce di burro
  • circa 1,3 lt di brodo di carne buonissimo
  • 1 piccola cipolla

Grattugiare la scorza dell'arancia e tenerla da parte, poi spremere l'arancia e ricavarne il succo.
Mettere a scaldare il brodo.
Tritare la cipolla e farla soffriggere nel burro: deve dorarsi senza bruciare (ovviamente ;-) ), quindi mescolarla spesso e tenerla badata.
Versare il riso, tostarlo un paio di minuti sempre mescolando, poi bagnare col succo d'arancia e col brodo caldo, aggiungendolo un po' alla volta, tirandolo a cottura.
Appena il riso sarà pronto, toglierlo dal fuoco, aggiungere la scorza grattugiata, mescolare bene e servire subito.
Se il brodo è saporito non occorre aggiungere né sale né pepe.

Il commento della copiona: buono, buonissimo! Le ricette con pochi ingredienti sono la mia fissa e questa è veramente una delizia.

giovedì 1 dicembre 2011

Gnocchi di pangrattato (diventiamo tutti laboriosi ed economi)

Questa è una ricetta che viene da un vecchissimo numero della Cucina Italiana e si possono mangiare sia in brodo, sia asciutti e conditi con burro e parmigiano o anche salsa di pomodoro o anche ragu: insomma molto versatili.
E sono anche comodi, perché necessitano di riposo, quindi si possono preparare con calma e cuocere all'ultimo momento: io li ho fatti al mattino e li ho serviti per cena.
Le dosi si possono tranquillamente moltiplicare.

Servono:
  • 50 gr di burro + eventuale altro per condire
  • 4 uova
  • parmigiano grattugiato
  • pangrattato
  • sale
  • noce moscata
  • brodo di carne

Sciogliere il burro e lasciarlo intiepidire.
In una zuppierina sbattere i tuorli con un po' di sale e noce moscata a piacere, aggiungere il burro sciolto, 4 grosse cucchiaiate di parmigiano grattugiato e tanto pangrattato quanto serve per ottenere un impasto piuttosto sodo (2-3 cucchiai, più o meno).
Montare gli albumi a neve sodissima, con un pizzico di sale e incorporarli con cura al composto preparato.
Aggiungere ulteriore pangrattato (altri 2-3 cucchiai, incorporandoli un po' alla volta, fino ad ottenere la giusta consistenza) e far riposare al fresco (non in frigo) per almeno tre ore.

Poco prima di andare in tavola, mettere a scaldare il brodo e nel frattempo preparare gli gnocchetti, tondi o ovali e grandi a piacere: quelli della foto avevano la lunghezza di un dito mignolo, più o meno.
Appena il brodo raggiunge il bollore, abbassare la fiamma al minimo, in modo che l'ebollizione sia appena accennata e versarvi gli gnocchetti. Quando tutti saranno venuti a galla saranno pronti.
Se si servono in brodo, portarli a tavola così, servendo a parte il parmigiano.
Se si servono asciutti, scolarli con un mestolo forato e condirli con burro e salvia e parmigiano (come ho fatto io) oppure con il condimento preferito.

Il commento della copiona: sono buonissimi!

Penne con i mandarini e le olive nere (dal primo alla frutta senza passare per il via)

La mia passione per l'uso della frutta in ogni dove è ormai risaputa, non parliamo degli agrumi.
L'idea l'ho presa da un ritaglio di giornale, ma poi ho cambiato praticamente tutto, visto che la ricetta originaria, ancora una volta, era affogata nella panna e io evito di usarla quando proprio non è necessaria. Alla fine, dell'originale, ci sono rimaste le penne e i mandarini: il resto è roba mia.

Ho usato:
  • 350 gr di penne lisce
  • 3 mandarini freschissimi
  • 1 piccola cipolla dorata
  • burro
  • salvia
  • olive nere
  • prezzemolo tritato
  • brodo vegetale o di pollo
  • sale

Grattugiare la scorza dei mandarini e tenerla da parte.
Tritare la cipolla e farla dorare con un pezzetto di burro, alcune foglie di salvia e un po' d'acqua, cercando di caramellarla senza bruciarla.
Aggiungere gli spicchi di mandarino, privati dei filamenti e tagliati in due per il lungo, bagnare con poco brodo caldo e cuocere per una decina di minuti.
Circa a metà cottura, aggiungere le olive tagliate a rondelle e la scorza grattugiata dei mandarini. Aggiustare di sale.
Nel frattempo lessare la pasta al dente.
Appena pronta, scolarla e saltarla nella padella del condimento, aggiungendo una noce di burro fresco e prezzemolo tritato, ma questo proprio alla fine.
Servire subito.

Il commento della copiona: delicata, fresca e buonissima!

mercoledì 30 novembre 2011

Vellutata di pere, cipolle e patate (senza panna, eh!)

Questa è una di quelle solite ricette che avevo accumulato nel secolo scorso dalle mie mailing list e che non c'era mai stato tempo di provare.
L'ho preparata l'altra sera, modificandola pesantemente rispetto all'originale ed è venuta buonissima.

Ho usato:
  • 2 cipolle dorate medie
  • 3 pere abate
  • 2 patate
  • 1 litro di brodo di pollo
  • prezzemolo
  • burro
  • salvia
  • sale e pepe

Tritare le cipolle e soffriggerle in una grossa noce di burro e un paio di cucchiai d'acqua, insieme a qualche foglia di salvia, facendole dorare e caramellare ma sorvegliando perché non si brucino.
Aggiungere le patate tagliate a pezzetti e insaporirle per cinque minuti, poi unire anche le pere, sbucciate e tagliate a dadi.
Bagnare con il brodo e cuocere fino a quando le patate e le pere saranno morbide: una ventina di minuti dovrebbe essere sufficienti.
Eliminare la salvia, poi frullare il tutto col minipimer o usando un frullatore.
Aggiustare di sale e pepe e servire subito con una spolverata di prezzemolo tritato.

Il commento della copiona: una vellutata dal gusto dolce, ma gradevolissimo. Volendo, si può correggere qualche un po' di succo di limone.

Grattini in brodo al prezzemolo (comfort food? manca solo il formaggino...)

Ogni volta che si parla di comfort food, di cibi che rimettono a posto stomaco e spirito, la minestrina in brodo di solito stravince nella classifica di quelli più amati.
Per me il massimo è quella di dado, con le stelline e il formaggino Mio dentro: ricordi di infanzia, mia e dei miei figli.
Però mi piacciono un sacco anche i grattini e stasera li ho fatti, modificando una vecchia ricetta del bimby.
Non è di sicuro una novità, ma val la pena di ricordarla, perchè in 15 secondi viene fuori la pastina fresca da cuocere in brodo.
Si può fare anche con un frullatore o un robot, immagino.

Servono:
  • 1 uovo medio
  • 100 gr di farina bianca
  • 30 gr di semola rimacinata
  • 1,5 lt di brodo (di pollo, di carne, vegetale, di dado... non mi formalizzo ;-) )
  • un paio di cucchiaiate di prezzemolo tritato

Mettere nel boccale la farina bianca e l'uovo: 10 sec. vel. 3
Portare a vel. 5 e contemporaneamente versare la semola rimacinata. Far andare 2 secondi e spegnere.
Scaldare il brodo, versare la pastina e cuocerla per un paio di minuti.
Unire il prezzemolo tritato e servire subito.

Il commento della copiona: perfetta per riscaldarsi e confortarsi!

martedì 29 novembre 2011

Focaccia genovese (o sedicente tale: così l'ho comprata e così la rivendo)

Sono sempre molto titubante quando copio ricette tradizionali, perché ho visto troppe volte i puristi insorgere e rivendicare procedimenti e ingredienti fissati da rigidi disciplinari.
Farò così anche questa volta: questa focaccia l'ho trovata in una vecchia raccolta di ricette per la macchina del pane e l'ho fatta diverse volte, vedendola sempre sparire sotto gli occhi, divorata dalla famigliuola vorace.
Se non è genovese vera, ditemelo pure che cambierò il suo nome :-)
Il procedimento è per la macchina del pane, ma naturalmente si può fare anche impastando in un robot o con la planetaria o anche a manina.

Servono:
  • 310 gr di acqua
  • 280 gr di semola di grano duro
  • 200 gr di farina manitoba
  • 2 cucchiaini di zucchero
  • 4 cucchiaini di sale
  • 1 cucchiaio abbondante di olio extravergine di oliva
  • 1 bustina di lievito di birra disidratato
  • altro olio extravergine di oliva e sale per spennellare la focaccia

Mettere nel cestello della macchina l'acqua, l'olio e il sale, poi aggiungere le farine, lo zucchero e il lievito.
Impostare il programma impasto/dough, al termine del quale lasciare lievitare l'impasto ancora mezz'ora o anche un'ora dentro il cestello.
Ungere con abbondante olio una teglia di alluminio (non usare carta forno, bisogna appoggiare la pasta direttamente sulla teglia) e stenderla con le mani (non con il mattarello, si schiaccerebbe troppo). Non è un'operazione semplice, perchè l'impasto è molto elastico e ha l'antipatica abitudine di riacquistare la forma primitiva. Diventa molto più semplice se si solleva e si cerca di allargarlo con le mani, tipo pizzaiolo esperto.
Lasciare riposare l'impasto nella teglia per una ventina di minuti, intanto che si scalda il forno a 220° ventilato.
Trascorso il tempo di riposo, fare un'emulsione di acqua, olio e poco sale, sbattendola con una forchetta e usarla per spennellare la focaccia: abbondare, deve essere veramente bagnata.
Infornare per 25-30 minuti, fino a quando la superficie sarà bella dorata.
Appena uscita dal forno, spennellare nuovamente con acqua e olio e dopo due minuti tagliare e servire.

Il commento della copiona: genovese o non genovese, questa focaccia è buonissima!



lunedì 28 novembre 2011

Pollo marinato alla birra con sesamo e senape (sembra carbonizzato ma non lo è)

Questa è una marinata fantastica che ho provato ieri sera e che manda un profumino da svenimento intanto che il pollo cuoce.
Non è necessario prepararla con molto anticipo, perché il risultato (ottimo!) si ottiene anche assemblando il tutto all'ultimo momento.

Per marinare circa 1,300 gr di pollo in pezzi servono:
  • 1 bicchiere di birra, da usare in due volte (ho usato una doppio malto che c'era in casa)
  • 3 cucchiai da tavola di semi di sesamo bianco leggermente tostati in padella
  • 2 grosse cucchiaiate di miele
  • 2 cucchiaiate di senape di Digione (io ho usato quella à l'ancienne, con i semini interi)
  • 2 spicchi d'aglio
  • sale e pepe nero

Accendere il forno a 180° ventilato (200° se normale).
Ungere una teglia o una pirofila: consiglio fortemente l'uso di una teglia di alluminio usa e getta, per ragioni delle quali vi renderete conto a cottura terminata.
Salare il pollo.
In una ciotola mescolare mezzo bicchiere di birra con il sesamo, il miele e la senape. Unire gli spicchi d'aglio a fettine e pepare generosamente.
Versare la marinata sul pollo e girare bene in modo che i pezzi ne siano ricoperti il più uniformemente possibile.
Se c'è tempo, lasciare riposare altrimenti infornare subito.
Sorvegliare la cottura mescolando di tanto in tanto. Visti gli ingredienti, il pollo tenderà ad annerire. A due terzi della cottura circa, bagnare con la birra rimanente e staccare il fondo di cottura.
Col mio forno è servita un'ora e mezzo, perché ho usato cosce e anche di pollo a pezzi piuttosto grossi. Usando il petto o facendo pezzi più piccoli basterà assai meno.

Il commento della copiona: buonissimo! La pelle saporita e croccante e la carne cotta a puntino, morbidissima e succulenta. Una delizia!


Zuppa di fegatini e indivia belga (frattagliari di tutto il mondo unitevi!)

L'idea di questa ricetta dovrebbe venire dal sito di coquinaria. Dico dovrebbe perchè non sono riuscita ad accedere alla ricerca e quindi non ho modo di verificare. Chi si riconosce nell'autore mi scriva e avrà i debiti credits (giochino di parole ;-) )
In ogni caso l'ho piuttosto modificata, in dosi, procedimenti e ingredienti, quindi alla fine il risultato è piuttosto diverso.
Personalmente l'ho adorata. Non è bella da vedere e infatti in casa mia l'hanno schifata tutti, ma per me, che amo i fegatini di pollo quasi più del tartufo (vedi che vuol dire a nascere in Toscana), è stato amore al primo assaggio.

Ho usato:
  • 500 gr di invidia belga
  • 300 gr di fegatini e cuoricini di pollo
  • 1 lt di brodo di pollo
  • burro
  • olio extravergine di oliva
  • rosmarino
  • salvia
  • marsala secco
  • sale e pepe

Mettere a bagno i fegatini e i cuoricini in acqua corrente a filo, in modo che perdano il sangue, poi pulirli e tagliarli a pezzi.
Mettere a scaldare il brodo.
Lavare l'indivia, tagliarla a rondelline e farla stufare con una bella noce di burro, per qualche minuto e mescolando spesso.
Aggiungere il brodo caldo, 4 o 5 foglie di salvia e un rametto di rosmarino e lasciar cuocere per una quindicina di minuti.
Nel frattempo, rosolare i fegatini in un po' d'olio e lasciandoli un po' rosa. Bagnarli col marsala e prima che sia del tutto evaporato, spegnere il fuoco e versarli dentro la pentola con l'indivia.
Aggiustare di sale e pepare a gusto.
Servire subito.

Il commento della copiona: la ricetta originale prevedeva la rifinitura del piatto con scaglie di parmigiano e aceto balsamico che, secondo me, non aggiungono valore al risultato finale e infatti non li ho messi. Magari qualcuno può provare...
Questa combinazione di sapori, forti ed amarognoli, mi ha veramente stregata. Naturalmente, bisogna che i fegatini piacciano. E anche l'indivia, magari ;-)


domenica 27 novembre 2011

Crema di whisky (che pretende di assomigliare al Bailey's)

La cuoca che copia è quasi astemia.
In realtà lo era del tutto, finché non ha cominciato a frequentare bruttissime persone che poco alla volta l'hanno avvicinata ai piaceri dell'alcol.
Ci vorranno anni di allenamento, però, affinché riesca a reggere un intero bicchiere di vino senza stramazzare al suolo ridendo. Ma torniamo alla crema di cui si diceva.
Mi è stata appositamente commissionata da Tommi, al quale poi non è piaciuta molto (ma si sa, lui è il palato più fino della famiglia). In compenso è piaciuta moltissimo a me, soprattutto se versata su un cubetto di ghiaccio.
La ricetta viene da una raccolta di ricette per il bimby, ignoro di chi sia e ce ne sono parecchie altre varianti, che magari proverò. Si può fare anche nel pentolino, come al solito.

Servono:
  • 4 tuorli
  • 420 gr di latte intero
  • 200 gr di zucchero
  • 70 gr di whisky
  • 10 gr di caffè liofilizzato (mezzo misurino del bimby)
  • 60 gr di alcool puro
  • 1 bustina di vanillina

Mettere nel boccale i tuorli, il latte, lo zucchero e il whisky: 5 min 80° vel. 4.
Aggiungere il resto degli ingredienti: 20 sec. vel. 4, tenendo il tappo sul coperchio.
Raffreddare, imbottigliare e conservare in frigo per un mese circa al massimo (ma naturalmente non ci arriva, a durare un mese... ).

Il commento della copiona: hic!

Due torte esperimento e una paracadute (orrore, ho usato la margarina!)

Lo so, li sento già i gridolini di ribrezzo dei buongustai e dei puristi che strabuzzano gli occhi di fronte alla MARGARINA!
Vabbè, non la uso mai, anzi, la detesto al punto che non mangio nulla che la contenga, perché il suo sapore lo sento proprio dappertutto... a volte nel burro stesso (sono fissata, lo so...).
Però la ricetta di questa pasta alla ricotta e - appunto - margarina la volevo provare da un sacco di tempo e ieri ho approfittato del fatto che la Vallè richiesta dalla ricetta fosse in offerta al supermercato :-D
Il risultato è stato molto soddisfacente, perché si impasta in pochi secondi di robot, si stende benissimo senza appiccicare le mani, è neutra di sapore e può servire sia per guarnizioni dolci sia salate.
La prossima volta provo con il burro: il risultato finale non dovrebbe cambiare!
La torta rettangolare che si vede sullo sfondo è la crostata ricciolina, che faccio sempre quando voglio andare sul sicuro perchè è testata e ritestata. Stavolta, c'erano nocciole, semola di grano duro e mango curd invece della marmellata: una combinazione eccezionale.


Ho usato:
  • 300 gr di farina bianca
  • 250 gr di ricotta
  • 150 gr di margarina Vallè
  • 1 bustina di lievito

per guarnire:
  • marmellata di fragole
  • marmellata speziata di prugne
  • 2 mele renette
  • 3 pere abate

Si mettono tutti gli ingredienti della pasta nel robot (io sempre il solito bimby...) e si impastano velocemente per pochi secondi, fino a che si forma una palla, poi l'impasto si usa per foderare il fondo di due teglie.
Ho ricoperto con un po' di marmellata di fragole una delle due e l'altra con marmellata di prugne speziata (fantastica, comprata in Germania e ormai finita... devo trovare il modo per rifarmela in casa...).
Sulla marmellata di fragole ho messo le mele renette a fettine, sull'altra le pere.
Ho cotto in forno ventilato a 160° per 35 minuti.
Ho fatto raffreddare, sformato sul piatto di portata e lucidato con poca marmellata di fragole diluita con un po' d'acqua.

Il commento della copiona: ottime tutte e tre! Il sapore di margarina non si sente affatto, a proposito :-D


Risotto con speck, pere e aceto balsamico (tornano le cene con gli amici)

Anche se non finisco mai di rammaricarmi del poco tempo e del poco spazio che ho per incontrare gente come vorrei, con un po' di organizzazione qualche volta ci riesco.
La cena di ieri sera, con amici storici e carissimi, l'avevamo messa a calendario a metà di settembre e per un pelo non è saltata, vista la mia zampa.
Lo scopo era chiacchierare ed aggiornarci, ma naturalmente si è mangiato pure qualcosa.
Questo risotto, un po' datato perché risale alla fine del secolo scorso, è però molto gradevole.

Ho usato: (dosi spannometriche per 6 persone)
  • 1 piccola cipolla
  • burro
  • vino bianco
  • circa 100 gr di speck in un pezzo solo
  • circa 500 gr di riso carnaroli
  • 2 pere abate
  • brodo di pollo
  • aceto balsamico
Ho tritato la cipolla e l'ho soffritta col burro. Ho aggiunto lo speck tagliato a dadini e ho lasciato insaporire 2-3 minuti.
Ho aggiunto il riso, tostandolo per qualche istante, ho bagnato con poco vino, lasciandolo evaporare e poi col brodo di pollo caldo e tirato a metà cottura.
Nel frattempo, ho sbucciato e tagliato a dadini le pere, aggiungendole poi al risotto e ho finito di cuocere aggiungendo altro brodo.
Deve venire un risotto all'onda, morbido ma ben insaporito e con i chicchi a giusta cottura.
Ho servito in tavola con qualche goccia di aceto balsamico tradizionale stravecchio, che mi ha regalato un caro amico provvisto di acetaia.

Il commento della copiona: molto buono! Peccato per la foto, ma tanto ormai si sa...

sabato 26 novembre 2011

Zuppa di ceci e limoni (zoppicando, zoppicando)

Sono ancora zoppicante ma siccome si cucina con le mani e non con i piedi (ok, risparmiatevi le facili battute :-D ), oggi ho provato a rimettermi ai fornelli, con una zuppa che avevo preparato e pubblicato sul vecchio forum del Bimby tanti anni fa.
Oggi l'ho fatta nella pentola normale, ma metto anche le indicazioni per il simpatico aggeggio da cucina, così chi vuole può provare.

Servono:
  • 1,300 lt di brodo di pollo
  • 250 gr di ceci lessati
  • 6 spicchi d'aglio
  • 1 cucchiaino di curry
  • 1 cucchiaino raso di cumino macinato
  • 3 uova
  • il succo di 2 limoni
  • peperoncino in polvere
  • pane abbrustolito

Si trita l'aglio finissimo e si mette in pentola insieme al brodo, ai ceci, al cumino e al curry. Si porta a bollore e si lascia sobbollire per una ventina di minuti.
Nel frattempo, si sbattono le uova con il succo di limone, un pizzico di sale e uno di peperoncino: regolarsi a gusto proprio per quest'ultimo.
Appena il brodo con i ceci sarà pronto, versarvi dentro a filo il composto di uova e limoni, sbattendo con un frusta e lasciar cuocere per 3 minuti, a fuoco basso.
Servire subito con il pane abbrustolito.

Per farla nel bimby: tritare l'aglio pochi secondi a vel. 6. Aggiungere il brodo, i ceci, curry e cumino: 20 min. 100° vel. 1. Al termine, preparare il composto di uova e limoni, mettere a vel. 2 e versarlo a filo nel boccale. Cuocere 3 minuti 80° vel. 1

Il commento della copiona: mi piace moltissimo, questa zuppa, che viene fuori liquida come un brodino e ricorda moltissimo l'avgolemono greco. Secondo me è perfetta in caso di stomaco in subbuglio o come cena leggerissima post stravizi di qualche genere. Ma è molto buona anche come antipasto. Non farsi spaventare dall'aglio: praticamente non si sente!

lunedì 31 ottobre 2011

Lasagne di zucca e salsiccia (è Halloween e io mi vesto da mummia)

Stamattina ho vissuto qualche momento di tiramolla della mia forza di volontà.
Il diavoletto sulla mia spalla sinistra diceva: rimani tra le calde coperte e goditi la giornata di ferie senza obblighi.
L'angioletto, su quella destra, mi sussurrava di infilare la tuta e le scarpe da running, di vincere la pigrizia e andare a correre, tanto poi c'era tutta la giornata davanti per rilassarmi e fare le mille cose che avevo programmato da settimane.
Ha vinto l'angioletto... è a lui che devo le 4 ore passate al pronto soccorso, il malleolo rotto, le ferite e le escoriazioni in vari luoghi del mio corpicciuolo (per dire...) e una prognosi di 21 giorni di gesso salvo complicazioni. Il diavoletto non avrebbe mai permesso che inciampassi su un pezzo di asfalto non manutenuto e rovinassi a terra quasi smucchiandomi nella caduta.
Però, siccome non tutto il male viene per nuocere, mi godo un parziale travestimento da mummia, che mi permetterà di festeggiare Halloween con il più appropriato costume della mia vita.
E per completare l'idilliaco quadretto, ecco qua questa ottima ricetta fatta ieri, dopo una settimana passata a discutere di lasagne con scientifica e ingegneristica precisione con il mio amico Luca, al quale questa ricetta è dedicata.
La ricetta è mia, ma non giurerei che non derivi da reminiscenze di altre cose lette qua e là.
Le dosi sono spannometriche.

Ho usato:

  • sfoglia fresca da lasagne (io ho usato quella sottilissima prodotta da un noto batrace)
  • 1 piccola zucca hokkaido
  • circa 800 gr di pasta di salsiccia
  • 1 grossa cipolla dorata
  • 1 litro di besciamella
  • pecorino romano grattugiato
  • rosmarino
  • olio extravergine di oliva
  • sale e pepe

Lavare bene la zucca (della hokkaido si usa anche la scorza), tagliarla a pezzi piuttosto piccoli e metterla in un tegame insieme alla cipolla tritata, ad un rametto di rosmarino e a un po' d'olio.
Salare e pepare.
Cuocere fino a quando la zucca sarà morbida, ma non sfatta, poi schiacciarla un po' con i rebbi di una forchetta, senza ridurla in purea.
Sbriciolare la pasta di salsiccia e farla dorare in padella con poco olio, o addirittura niente olio, ma solo un po' d'acqua che si asciugherà e lascerà la carne morbida, cotta a puntino e ben rosolata.
Ungere una teglia o una pirofila di giuste dimensioni e fare gli strati, alternando sfoglie di pasta, zucca e salsiccia, pecorino grattugiato e besciamella e poi ricominciando fino a esaurimento degli ingredienti. L'ultimo strato deve essere di besciamella e pecorino.
Infornare a 180° ventilato per circa mezz'ora, poi far riposare per un quarto d'ora fuori dal forno prima di servire.

Il commento della copiona: una combinazione fantastica! Buonissime e piaciute a tutti


venerdì 28 ottobre 2011

Polenta con gli spinaci e il gorgonzola (resoconto della preparazione e raccomandazioni per il futuro)

L'altra sera ho invitato a cena i soliti cari amici con i quali ci vediamo purtroppo sempre meno e come al solito ho approfittato per fare un po' di esperimenti in cucina.
Questa polenta mi (ci) è piaciuta molto, anche se il procedimento che ho usato non mi ha soddisfatto molto, perchè ci sono purtroppo, rimasti molti grumi.
L'ho poi riprovata con altro metodo, che è quello che trascrivo ed è venuta perfetta.
Inoltre, ho usato la polenta istantanea (perdono, perdono!) mentre sarebbe molto più buona con quella da cuocere a lungo, magari nella slowcooker.

Ho usato:
  • 500 gr di farina da polenta istantanea
  • 500 gr di spinaci freschi
  • burro
  • aglio
  • gorgonzola

Sciogliere una noce di burro in un tegame insieme ad uno spicchio d'aglio. Aggiungere gli spinaci crudi, incoperchiare e fare appassire, salare. In cinque minuti saranno pronti. Tritarli e rimetterli nel tegame, oppure, come faccio io, stagliuzzarli usando le forbici direttamente dentro la pentola (questo di usare le forbici dentro la pentola è un trucco che mi insegnò molti anni fa una gentilissima signora romana).
A parte cuocere la polenta, tenendola appena più lenta del solito (il che significa, nel caso della polenta istantanea, usare una maggiore quantità di acqua).
Tenendo sempre la pentola sul fuoco, aggiungere il gorgonzola tagliato a pezzi (quantità piacere, più ce ne mettete, più ce ne trovate) e mescolare bene. Infine, unire gli spinaci, mescolare benissimo e servire subito con altro gorgonzola se qualche commensale fosse proprio insaziabile.

Il commento della copiona: molto gustosa! Con gli avanzi, ho fatto delle polpettine e le ho fritte... divorate! (la foto è orrenda, meglio di così non si poteva).

martedì 25 ottobre 2011

Peace'n'love, ah! (pron. pisellov-ah), ovvero vellutata di piselli che si è montata la testa dopo avermela salvata

Chi mi legge, sa che io cerco il più possibile di cucinare seguendo le stagioni. Non perché io sia particolarmente rigorosa o talebana, ma perché sono fondamentalmente pigra e cerco di comprare la roba quando costa meno - cioè in stagione.
Oltre a questo ho una cucina - purtroppo per me - piccola e stracolma di oggetti e inutilezze, incastrati nei pensili peggio di un partita di tetris ben riuscita.
A volte gli incastri non sono proprio perfetti e qualcosa piomba dal cielo e plana sul pavimento.
Se, però, nel volo verso terra incontra me, il qualcosa può far danni.
Una volta furono gli stampi da baguette (niente punti in testa, ma un bel taglio).
Altre volte sono delle scatole tupperware senza coperchio (so much ado about nothing...).
Sabato scorso è stato un tagliere di legno da 10 kg, caduto, in sequenza, sulla mia testa, sulla spalla destra, su uno dei miei piatti preferiti (andato in mille pezzi) e infine sul mio piede.
Non avendo nulla sotto mano per lenire il dolore alla mia preziosa testolina, sono ricorsa ad una busta di piselli surgelati, che è stata efficace quanto una borsa del ghiaccio.
Però poi i piselli dovevano essere consumati e alla svelta e quindi ci ho fatto questa vellutata, per far presto ribattezzata pisellova.

Ho usato:
  • 2 porri
  • 2 gambi di sedano
  • 500 gr di piselli surgelati
  • 750 gr di brodo vegetale
  • olio extravergine di oliva
  • basilico fresco
  • pepe nero

Tritare finemente i porri e i gambi di sedano e farli appassire in qualche cucchiaiata d'olio.
Aggiungere i piselli e il brodo caldo e cuocere per 25 minuti.
Al termine, frullare il tutto con un minipimer, in modo da ottenere una crema liscia.
Versarla nei piatti di portata, guarnendo con un giro l'olio, con del basilico fresco stracciato con le mani e un giro di pepe di mulinello.

Il commento della copiona: si fa in un attimo ed è buonissima. Naturalmente, per farla, non serve rompersi prima la testa e, soprattutto, in stagione si può e si deve fare con i piselli freschi sgranati amorosamente a manina.

domenica 23 ottobre 2011

Crumble di mele e uvette alle nocciole (perchè non c'è stagione migliore dell'autunno per cucinare)

Oh sì, cucinare in autunno è una delle cose che preferisco!
Passata la lunga estate calda (e quest'anno sembrava proprio non voler finire mai...), mi torna la voglia di stare in casa, di accendere il forno e di preparare cose buone e molto casalinghe.
Gli ingredienti di stagione, poi, sono eccezionali.
Questo crumble viene da una mailing list americana ed è una ricetta letteralmente del secolo scorso.

Servono:
  • 170 gr di farina bianca
  • 140 gr di farina integrale
  • 130 gr di burro
  • 2 cucchiai colmi di zucchero di canna
  • 40 gr di nocciole intere
  • 6 mele renette
  • 70 gr di uvette
  • la scorza di un limone
  • 3 cucchiai di zucchero bianco
  • zucchero a velo per decorare
  • panna montata per accompagnare

Accendere il forno a 220°.
Per fare l'impasto del crumble ci vuole necessariamente un robot con le lame.
Mettere nel mixer le due farine, il burro freddo a pezzetti, lo zucchero di canna e le nocciole e frullare fino ad ottenere un impasto bricioloso.
Ungere bene una pirofila grande (o una teglia che si possa portare a tavola: il crumble non va sformato).
Sbucciare le mele e tagliarle a pezzi, disponendoli poi nella pirofila. Distribuirvi sopra l'uvetta e la scorza di limone grattugiata, mescolata allo zucchero bianco.
Ricoprire infine con l'impasto sbriciolato tra le mani.
Infornare per circa 20-25 minuti, poi togliere dal forno e far raffreddare.
Spolverizzare con lo zucchero a velo e servire con la panna montata.

Il commento della copiona: piaciuto moltissimo! Il giorno dopo migliora.

giovedì 20 ottobre 2011

Arrosto all'uva (autunnale quanto basta)

L'originale di questa ricetta, strappata da una rivista, prevedeva un arrosto di vitello, che però noi in casa cerchiamo di consumare il meno possibile. L'ho quindi adattato usando fesa di tacchino.

Ho usato:
  • 1 pezzo di fesa di tacchino di circa 900-1000 gr
  • 100 gr di pancetta di maiale fresca a fettine sottili
  • 1 piccola cipolla o un grosso scalogno
  • 4 chiodi di garofano
  • un grosso grappolo d'uva bianca
  • 4 carote
  • vino bianco
  • burro
  • poco olio extravergine di oliva
  • brodo di pollo
  • sale e pepe

Per cominciare, ho avvolto il tacchino ho condito moderatamente con sale e pepe la fesa di tacchino, l'ho steccata con il rosmarino, l'ho avvolta nelle fettine di pancetta e legata bene.
L'ho fatta rosolare in poco olio, bagnandola poi con un bicchiere di vino bianco: ho incoperchiato e lasciato cuocere per una mezzora, bagnando di tanto in tanto con un mestolino di brodo caldo.
Nel frattempo, ho tritato le carote e la cipolla e lavato e diraspato il grappolo d'uva.
Trascorsa questo tempo, ho aggiunto i chiodi di garofano, le carote e la cipolla, bagnato ancora un un po' di brodo e cotto per un'altra mezzora.
Infine, ho aggiunto i chicchi d'uva e lasciato sul fuoco ancora un quarto d'ora.
Al termine, ho tolto la carne dalla pentola, ho aggiunto al fondo di cottura un grossa noce di burro e ho frullato il tutto col minipimer, aggiungendo un mestolino di brodo per rendere fluido il fondo.
Ho affettato la carne e l'ho servita con la sua salsa.

Commento della copiona: ottimo, la salsa è deliziosa!

domenica 2 ottobre 2011

Pici al burro di acciuga e basilico (come rimediare a una spesa non fatta)

Mi sto dedicando a un sacco di cose e le maratone in cucina proprio non ci stanno. Arriveranno, quando il tempo peggiorerà e le giornate si accorceranno. Ma per adesso, preferisco fare altre.
Ieri, per esempio, ho passato una bellissima giornata a Bologna, insieme ad amici vecchi e nuovi: c'è stato tempo per mangiare, per chiacchierare, per ridere e non mi è dispiaciuto neanche un po' non aver fatto la spesa.
Però oggi a pranzo ho dovuto mettere insieme qualcosa con quel che c'era in casa ed è venuto fuori questo.

Servono:
  • 500 gr di pici secchi
  • 150 gr di burro
  • mezzo tubetto di pasta d'acciuga
  • 60 gr di filetti d'acciuga sott'olio
  • pepe nero
  • basilico fresco

Mettere a cuocere i pici (ci vogliono oltre 20 minuti, quindi, il condimento si può preparare intanto che loro si lessano). Non salare l'acqua.
Mettere in un tegamino 120 gr di burro, spremerci sopra la pasta d'acciuga e aggiungere i filetti scolati dall'olio.
Mettere al fuoco e far sciogliere piano le acciughe, senza soffriggere.
Il burro rimanente va tagliato a pezzetti e messo sul vassoio di portata, insieme al basilico stracciato con le mani. Pepare a gusto.
Appena i pici sono cotti, scolarli e rovesciarli sul vassoio, mescolando con due forchette.
Versare sopra il condimento di burro e acciuga, mescolare ancora bene e servire subito.

Il commento della copiona: il burro è tantissimo, ma d'altra parte una cosa così non si mangia ogni giorno, quindi ci può stare. Un piatto dal sapore deciso, grazie alle acciughe ma rimane dolce al palato grazie al burro e al basilico. Buonissimo! (quasi quasi smetto di fare la spesa...)

Minestra densa di zucca hokkaido e cannellini (se il tempo è matto mica so' matta io...)

La mia mamma raccontava sempre la storiella di un tizio che la mattina di Pasqua - una Pasqua bassa, fredda, ventosa, piovosa - era andato a fare un giro per il corso con un nuovo abito primaverile, leggero e chiaro, assolutamente inadeguato alla giornata. A chi gli faceva notare che ci sarebbe stato meglio un cappotto, lui rispondeva "Se il tempo è matto, mica so' matto io!", rivendicando così il diritto a sfoggiare l'ultimo acquisto di abbigliamento anche in presenza di una tempesta inattesa, visto che sul calendario la primavera ormai era arrivata.
Questa minestra è stata mangiata sul terrazzo, qualche sera fa: sembrava agosto e si stava benissimo. All'autunno non ci pensava proprio nessuno, anche se tecnicamente era già iniziato.

Servono:
  • 600 gr di zucca hokkaido, con la buccia e tutto
  • 250 gr di fagioli cannellini già lessi
  • 1 cipolla
  • rosmarino
  • 1 litro di brodo di carne (o vegetale)
  • olio extravergine di oliva
  • 150 gr di occhi di lupo o ditalini rigati
  • ricotta da grattugiare
  • sale e pepe

Tritare la cipolla e farla soffriggere in olio extravergine di oliva insieme al rosmarino.
Nel frattempo, tagliare a pezzi la zucca, dopo averla lavata bene e tritarla con un frullatore potente o con la moulinetta.
Aggiungerla al soffritto e fare insaporire per qualche minuto, poi aggiungere il brodo e cuocere per mezz'ora.
Aggiungere i fagioli, far riprendere il bollore e versare la pasta, portandola a cottura.
Al termine, aggiustare di sale e pepe e lasciar riposare una decina di minuti, prima di portare in tavola servendo a parte pepe, olio extravergine di oliva e ricotta da grattugiare: ognuno ne aggiungerà nel suo piatto a piacere.

Il commento della copiona: zuppa adorabile, graditissima da tutti!


Minestra di riso e lenticchie (ma quando arriva l'autunno?)

Un po' troppo caldo, per i miei gusti, anche se devo ammettere che questa sequenza di giorni pieni di sole non mi dispiace. Ho voglia di autunno, però; di giornate più fresche, di aria frizzantina, di felpine... voglia di cucinare cibi della stagione. Le zuppe calde mal si accompagnano a temperature di 30 gradi.
Questa l'ho fatta qualche giorno fa, nell'unica sera in cui pioveva e pareva essere arrivato un po' di freddo.

Servono:
  • 220 di riso da minestra
  • 220 gr di lenticchie
  • 1 litro di brodo vegetale + altro brodo, se serve
  • 100 gr di pancetta dolce a dadini
  • 1 barattolo di polpa di pomodoro
  • 1 cipolla media
  • rosmarino
  • olio extravergine di oliva

Tritare la cipolla e soffriggerla nell'olio insieme a un bel ramo di rosmarino e alla pancetta.
Appena questa sarà rosolata, unire le lenticchie e il pomodoro. Lasciare insaporire per cinque minuti, a fuoco medio basso, mescolando spesso.
Bagnare col brodo bollente e cuocere per un quarto d'ora, poi versare il riso e portarlo a cottura, aggiungendo altro brodo se si preferisce una minestra meno densa. Aggiustare di sale e pepe.
Al termine, lasciar riposare qualche minuto, togliere il rametto di rosmarino e servire, volendo con altro olio extravergine di oliva e parmigiano a parte.

Il commento della copiona: autunnale, per l'appunto.



lunedì 26 settembre 2011

Polpette ai funghi superpepate (e superdietetiche ma non tristanzuole)

Questa ricetta viene da una raccolta di mangiarini per la dieta Weight Watchers americana: questo spiega perchè con le dosi date dicevano di fare 4 polpette... in realtà ce ne vengono almeno il doppio.
I grassi sono pochissimi e il sale pure, ciononostante il risultato è molto saporito.
Se non vi sentiti virtuosi o se siete di quei fortunati individui che mangiano quello e quanto vogliono senza ingrassare di un grammo, potete aumentare i condimenti.

Servono:
  • 600 gr di macinato di manzo della miglior qualità
  • 400 gr di funghi champignon, peso pulito
  • 1 piccola cipolla
  • 2 cucchiaini da thè di salsa worchester
  • pepe nero macinato grosso
  • vino bianco

Tritare la cipolla finissima e tritare anche 1/3 dei funghi.
Mettere entrambi in una terrina, unire il macinato e la salsa worchester e impastare bene.
Prelevare una grossa cucchiaiata di preparato e formare delle polpette schiacciandole tra le mani.
Mettere al fuoco una piastra antiaderente pesante, spennellarla di olio o spruzzarla di staccante per pasticceria e farla riscaldare bene.
Nel frattempo, pepare abbondantamente le polpette.
Appena la piastra sarà bella calda, disporvi le polpette e farle cuocere da entrambi i lati.
Quando sono pronte, metterle su un vassoio e tenerle al caldo.
Mettere sulla piastra i funghi rimanenti e bagnarli con mezzo bicchiere di vino bianco, facendoli cuocere per qualche minuto.
Versare i funghi sulle polpette e servire subito.

Il commento della copiona: molto leggere e saporite, senza essere pesanti.

domenica 25 settembre 2011

Zucca Hokkaido con formaggio di capra (post con dedica e malcelata invidia)

Paola sta passando alcuni mesi a Berlino e la invidio un po', perché si può procurare l'ottima zucca Hokkaido, che qua da noi è rara se non proprio introvabile.
Questo piattino velocissimo e buonissimo è per lei, che l'altra sera mi ha chiesto qualche ricetta per cucinarla.

Ho usato:
  • mezza zucca hokkaido, ben lavata perchè si usa anche la scorza
  • poco olio extravergine di oliva
  • rosmarino
  • una piccola cipolla
  • formaggio di capra stagionato da grattugiare oppure ricotta stagionata dolce da grattugiare
  • sale e pepe nero macinato grosso

Tagliare a pezzi la zucca, scorza e tutto e mettere in una padella con un po' d'olio, la cipolla tritata e il rosmarino. Salare moderatamente.
Rosolare per qualche minuto, mescolando, poi incoperchiare e cuocere fino a quando la zucca sarà morbidissima, quasi sfatta.
Schiacciarla un po' con la forchetta, eliminare il rosmarino, insaporire con una bella grattugiata di formaggio e con pepe nero di mulinello.
Servire subito.

Il commento della copiona: è buonissima, questa zucca, dolce e saporita.



martedì 20 settembre 2011

Gamberi saltati al limone e salsa worchester (con introduzione autostradale autoconsistente)

Una volta, sull'a13, mi ha attraversato la strada una mamma papera con tanti paperini dietro in fila. Pareva un sogno. Ho sospirato di sollievo quando hanno fatto dietrofront e sono tornati, sani e salvi verso la scarpata.
Di solito, invece, mi tagliano la strada i furgoni bianchi, i suv di San Marino mi lampeggiano minacciosi, le coppie di amiche nelle smart pascolano lentamente nella corsia centrale e fanno dei gran sorrisi a tutti.
Poi ci sono i tir che suonano quando li sorpassi e io, che sono educata, saluto sempre gli autisti, ma non quelli che hanno scritto sul telone "la tua invidia è la mia forza".
Invece quelli che dichiarano "non piangere che parto, ma prega che ritorno" mi fanno una gran tenerezza.
I migliori di tutti però sono i turchi e i maghrebini che tornano a casa, con torridipisa di bagaglio legate sul tetto della macchina. A volte hanno targhe tedesche, spesso figli con occhi neri, tristi e liquidi e quasi sempre mogli grasse e sdentate.
Attraversano l'Europa con le loro ricchezze coperte di teloni verdi e si fermano a fumare negli autogrill.
Quelli con le audi e le bmw li guardano male e prendono su il computer e il navigatore perchè hanno paura che glieli rubino.
E comunque, nessuna nostalgia per gli omìni col cappello e per mia zia che in autostrada metteva al massimo la terza, perchè aveva paura di andare troppo veloce.
Ciò detto, ecco un modo per fare i gamberi all'ultimo momento prima di andare a tavola: ci vogliono cinque minuti e sono buonissimi.

Servono:

  • 500 gr di code di gambero, sgusciate e private del budellino nero
  • una noce di burro
  • un limone
  • 4 spicchi d'aglio
  • un ciuffo di prezzemolo
  • 2 cucchiaini da thè di salsa worchester (la Lea & Perrins, per esempio)
  • pepe nero di mulinello
  • fettine di melanzane grigliate

Siccome si lavora molto velocemente, è meglio avere tutto pronto prima.
Grattugiare la scorza di limone con la microplane e spremerne il succo.
Tritare l'aglio con il prezzemolo.
Sciogliere in una padella la noce di burro e buttare i gamberi; farli cuocere per un minuto a fuoco alto, sempre mescolando con un cucchiaio di legno.
Unire ai gamberi il trito di aglio e prezzemolo e cuocere ancora per circa 3 minuti, fino a quando i gamberi saranno quasi pronti.
Infine, bagnare col succo di limone e con la salsa worchester, unire la scorza grattugiata e togliere dal fuoco appena il fondo si sarà un po' addensato (due minuti al massimo). Pepare.
Disporre sul piatto le fettine di melanzane e aggiustarvi sopra due gamberi.
Servire subito.

Il commento della copiona: velocissimi e molto profumati. Le melanzane dovevano essere solo una decorazione, invece si sposano a perfezione col sapore dei gamberi.

domenica 28 agosto 2011

Pasta con salmone, sedano e limone (un ponte tra le vacanze e il ritorno a casa)

Ho fatto un bellissimo viaggio in Germania e Danimarca, quest'anno e appena avrò tempo farò un post dedicato ai cibi che ho mangiato.
Per non dimenticare troppo in fretta i sapori nordici, ho messo insieme questa pasta, che ho trovato su una rivista e modificato abbastanza.
In generale il salmone abbinato alla pasta non mi piace, perchè nella maggior parte dei casi è soffocato di panne, creme e besciamelle e mi fa tanto anni '80: ma abbinato a limone e sedano il risultato è molto fresco e gradevole.
Avrei voluto usare penne lisce, perchè a me la pasta rigata proprio non piace, ma quelle c'erano e quello ho usato.

Servono:
  • 500 gr di pasta corta preferibilmente liscia
  • 200 gr di salmone affumicato
  • un cuore di sedano
  • un limone
  • aneto fresco o, in mancanza, secco
  • olio extravergine di oliva
  • sale e pepe nero di mulinello

Intanto che la pasta cuoce, si taglia il salmone a striscioline, il sedano a pezzetti e il limone a fettine sottilissime. Queste ultime, poi si ritagliano in triangolini.
Si mette tutto nella zuppiera di servizio e, appena la pasta sarà pronta, si aggiunge al condimento, mescolando subito.
Condire con olio extravergine di oliva, pepe di mulinello e aneto. Un'ultima mescolata e in tavola.

Il commento della copiona: piaciuto così tanto che l'ho preparato per due giorni di seguito.