Seguimi su Libero Mobile

venerdì 31 dicembre 2010

Anchoïade di noci e fichi secchi

Una o due volte l'anno, solitamente in coincidenza con le vacanze e solluccherata dal periodo infinito di tempo tutto per me che mi si spiana davanti e sembra non debba finire mai, divento virtuosa e decido di non fare più la spesa ma consumare tutto quello che riempie la mia cucina.
Parimenti, mi piace utilizzare gli innumerevoli Attrezzi Indispensabili Mai Più Senza di cui mi approvvigiono ovunque e comunque, senza poi avere quasi mai la possibilità di giocarci un po'.
Stamattina, svegliatami come sempre che ancora fuori era buio pesto, ho avuto un rigurgito di gentilezza nei confronti degli ancora dormienti e invece di abbandonarmi all'invidia e mettermi a usare frullatori, planetarie, centrifughe e altri aggeggi ad alta emissione di decibel, ho sfogliato, con tutta la delicatezza possibile, un libricino fantastico che viene dalla Provenza: si chiama Pâtes à tartiner e contiene un sacco di meraviglie dolci e salate da spalmare su supporti diversi.
Avendo tutti gli ingredienti e financo un bellissimo mortaio con pestello mai utilizzato, ho pensato che fosse un segno del cielo e ho realizzato questa anchoiade (ché chiamarla acciugata pare bruttino...) per i sobri festeggiamenti di questa sera.

Ho usato:

  • 80 gr di gherigli di noce
  • 12 filettini di acciuga sott'olio
  • 4 fichi secchi morbidi
  • la scorza di un'arancia
  • uno spicchio d'aglio
  • olio extravergine di oliva
  • sale fino

Ho fatto tostare i gherigli di noci in una padella antiaderente, in modo che diventassero fragranti.
Ho messo nel mortaio (ma si può usare anche un frullatore) le acciughe, i fichi secchi tagliati a pezzetti, la scorza dell'arancia grattugiata con la microplane e l'aglio sbucciato e privato dell'anima verde (mi sento tanto antiecologica, a scrivere questa cosa...).
Ho iniziato a pestare aggiungendo man mano i gherigli di noce: non bisogna fare una pappa né una crema, i pezzi dei singoli ingredienti si devono sentire e vedere, quindi, mano leggera soprattutto se si usa un mixer.
Appena mi è sembrato che la consistenza fosse quella giusta, ho aggiustato di sale e ho ammorbidito il tutto con olio extravergine di oliva.
Si tiene in frigo (il libro dice che si conserva fino a 5 giorni dalla preparazione) e si toglie per tempo prima di servire, perchè abbia modo di ritornare a temperatura ambiente.

Il commento della copiona: una combinazione di sapori straordinari, buonissimo anche per accompagnare dei formaggi a pasta dura e dal sapore deciso ma non sovrastante (no agli erborinati e sì a un pecorino maturo).

lunedì 27 dicembre 2010

Albicocche e datteri ripieni di mascarpone

Pensavo che questi li conoscessero tutti e che non valesse la pena di fare un post apposito per descriverli: invece, dopo averli portati come contributo al terzo Natale di quest'anno (quello di Bologna), ho scoperto che chi era a tavola con me non li aveva mai assaggiati.
Servono anche per smaltire la frutta secca delle feste. Qua non ce n'era, ma ho ricordi di natali passati nei quali si continuava a mangiar datteri sempre più coriacei e rinsecchiti fino a marzo inoltrato, quando venivano sostituiti dai fichi secchi delle fiere di mezza quaresima: ma questa è un'altra storia.
La foto l'avevo fatta per provare la nuova macchina fotografica rosa che mi ha portato Babbo Natale :-)

Servono:

  • albicocche secche
  • datteri secchi
  • mascarpone
  • zucchero a velo
  • noci
  • rum

Snocciolare i datteri e aprirli senza separarli completamente. Fare lo stesso con le albicocche.
Mescolare il mascarpone con un cucchiaio di rum e qualche cucchiaio di zucchero a velo (a gusto personale: io ne ho messi 4 cucchiai rasi per circa 250 gr di mascarpone) e, usando una sac à poche con un beccuccio spizzato non molto grande, riempire i datteri e le albicocche.
Mettere su ciascuno un pezzetto di noce e tenere in frigo fino al momento di servire.

Il commento della copiona: toglietemeli da sotto... ne potrei mangiare uno strabigolo (unità di misura forlivese corrispondente al fantastiliardo di Paperopoli). Anche le prugne secche denocciolate sono buonissime così :-)

domenica 26 dicembre 2010

La cena della Vigilia di Natale

Quest'anno, per la seconda volta nella mia vita e in quella dei miei figli, la vigilia di Natale non l'abbiamo passata a Sansepolcro, con la mia famiglia di origine... o meglio, con i superstiti...
Quest'anno siamo stati a casa, ma non da soli.
Lo scorso anno, infatti, mi ero iscritta per gioco a Hospitality Club e me ne ero completamente dimenticata. Qualche settimana fa, ho ricevuto una mail da una giovane coppia polacca che chiedeva un letto per due sere e scriveva proprio dalla città dove era nata mia suocera: a tutti noi è sembrata una fantastica coincidenza, un modo per aprire la nostra casa (inadeguata, ma tutti si sono adattati sorridendo) e non considerare il Natale una festa solo di famiglia.
A me poi - come ben si sa - non par vero di avere nuove cavie sulle quali sperimentare - con moderazione - nuove ricette: non ci poteva essere regalo di Natale migliore :-)

Cosa ho preparato (il tutto in porzioni omeopatiche):


In realtà, il menu teorico era diverso: avevo pensato di fare dei tagliolini al sugo di canocchie, ma la signora prima di me in pescheria si è presa tutte quelle disponibili quindi ho ripiegato (si fa per dire...) sul preparato fresco per ragu di pesce di Falce & Carrello, composto da gamberi, calamari, salmone.
Ho fatto un soffritto di aglio e prezzemolo con olio extravergine di oliva e ho fatto saltare il pesce per 3-4 minuti. Ho salato e pepato e aggiunto una decina di pomodori datteri in scatola: dolcissimi! Nel frattempo, ho lessato la calamarata molto al dente, l'ho scolata e l'ho saltata nel tegame dove era pronto il condimento. Un po' di prezzemolo fresco prima di servire in tavola.
Di tutta la cena, questo è stato il piatto che mi è piaciuto di più :-)

Anche il persico non doveva essere persico ma baccalà, fatto come da questa spettacolare ricetta: ma non l'ho trovato e il pensiero di andare alla guerra al mercato coperto, la mattina della Vigilia, per conquistarmi un filetto di baccalà mi ha fatto ripiegare (stavolta sì...) su tutt'altra cosa, che ho inventato basandomi su quel che avevo in casa.

Gli spiedini di gamberi sono semplicissime code di mazzancolle sgusciate, infilate in uno spiedino di legno, passate in un composto di pane raffermo frullato con aglio, prezzemolo e sale e cotte in forno caldo a 180° fino a quando diventano rosa.

Enfin, una parolina per il Montebianco. Non è un dolce natalizio, almeno non nel mio immaginario: io l'ho sempre collegato al compleanno novembrino di mia sorella, per il quale lo faceva quasi sempre la mia mamma.
Ma è un dolce sensuale, profumato, godurioso e decadente, con quel che di peccaminoso che impedisce di concentrarsi troppo e solo sugli aspetti sdolcinati del Natale.

Auguri a tutti, anche se Natale è già passato! :-)



Persico gratinato alla crema di porri

A rate metto tutte le ricette della sera della vigilia di Natale.
Doveva essere baccalà, questo, ma non l'ho trovato e ho ripiegato sul persico: un po' troppo delicato, per i miei gusti, ma così acconciato era proprio buono.

Ho usato:

  • 2 filetti di pesce persico
  • 6 porri
  • 2 cipolle
  • 1 scalogno
  • olio extravergine di oliva
  • latte
  • farina
  • pane raffermo
  • prezzemolo
  • sale & pepe

Si comincia affettando molto sottili i porri, le cipolle e lo scalogno e facendoli stufare a lungo e lentamente in un tegame che possa poi andare in forno, con olio e sale: io uso il coperchio, come già dissi e scrissi, perchè sono sempre in modalità multitasking e non ho la pazienza di badare i soffritti che, lasciati a se stessi, hanno l'antipatica abitudine di carbonizzarsi.
Appena si sentirà il profumo dei porri e della cipolla ben rosolati (è un gran bell'indicatore di cottura a puntino, questo dell'odore) e trasformati in una sorta di crema, si aggiungono i filetti di persico fatti a pezzi e infarinati.
Dopo qualche minuto, si bagna il tutto con circa tre bicchieri di latte, si aggiusta di sale e pepe e si incoperchia, lasciando cuocere a fiamma bassa per circa mezz'ora: scuotere spesso il tegame per evitare che si attacchi.
Nel frattempo accendere il forno a 180° e frullare il prezzemolo col pangrattato.
Trascorso il tempo di cottura sul fornello, spolverizzare il pesce con il pangrattato preparato e infornare, senza coperchio, fino a quando si formerà una crosticina dorata.
Servire subito.

Il commento della copiona: profumatissimo, ma molto delicato. Davvero buono, anche se mi sa che il baccalà fatto in questo modo sarebbe stato fantastico!

Noci di capesante gratinate

Questo è stato un piccolo antipasto per la cena della vigilia di Natale, messo insieme velocemente con le noci di capesante che avevo in freezer.

Ho usato:

  • noci di capesante
  • latte
  • pane raffermo
  • prezzemolo
  • aglio
  • burro
  • sale

Ho messo le noci di capesante a scongelare in frigo coperte di latte.
Nel frattempo, ho frullato del pane raffermo (no pangrattato, va bene il pane vecchio di uno o due giorni) con aglio e prezzemolo (dosi spannometriche...).
Ho unto delle piccole cocottine individuali con un po' di burro e in ognuna di esse ho messo una noce di capasanta (ho un dubbio: sarà questo il singolare di capesante? Mi viene la tentazione di scrivere in francese "noix de saint-jacques"), dopo averla ben sgocciolata dal latte.
Ho ricoperto col composto di pane e prezzemolo, ho salato e ho messo su ognuna un ricciolo di burro.
Ho passato in forno già caldo a 180° per circa 15 minuti e servito subito.

Il commento della copiona: velocissime e buonissime, sono piaciute anche a chi, in casa mia, storce il naso di fronte a tutto quello che nasce e cresce sott'acqua.

venerdì 24 dicembre 2010

Montblanc o Montebianco ... che anche se è Natale ha il suo bel perchè

Il Montebianco o Montblanc, che rientra nella categoria delle godurie da competizione da gustare a dosi omeopatiche è - secondo me - un dolce autunnale, che lego a ricordi d'infanzia e che non avevo mai preparato prima, perchè è assai laborioso, anche se il tempo che richiede vale assolutamente di essere speso.
L'ho fatto per la vigilia di Natale, perchè qualcuno me l'ha fatto tornare in mente da poco e non ho resistito alla suggestione e alla sollecitazione. E poi quest'anno i supermercati sono pieni di castagne anche in questa stagione... che la tacchinella ripiena di marroni stia diventando un piatto natalizio tradizionale anche in Italia?
Non avendo recuperato quella di madre, la ricetta è un mix di varie dosi e tecniche che ho trovato in giro.
Il risultato è da mozzafiato... e anche la foto lo è, ma per la sua inadeguatezza: ho scoperto un altro soggetto difficilissimo da fotografare.

Ho usato:

  • 1 kg di marroni
  • 1/2 litro di latte
  • 140 gr di zucchero semolato
  • 1 baccello di vaniglia
  • cacao amaro
  • 1 tazzina da caffè di rum scuro
  • 500 ml di panna fresca da montare
  • zucchero a velo
  • 4 marrons glacés per decorare
  • sale grosso

La prima parte del lavoro può essere fatta anche il giorno prima e forse conviene proprio cominciare per tempo.
Incidere i marroni con un coltellino, mettere in pentola a pressione con un bel pizzico di sale grosso e coprirli a filo con acqua fredda. Mettere al fuoco e cuocere per 10-12 minuti dal fischio.
Pelare subito i marroni, tenendoli però dentro l'acqua di cottura, in modo che sia più semplice: togliere tutte le pellicine, perchè se lasciate daranno al dolce un gusto allappante che lo rovinerà (molto minacciosa, questa frase, mi rendo conto... ma giuro che non è una maledizione...).
Metterli in una pentola, meglio se antiaderente, aggiungere il latte, lo zucchero, il baccello di vaniglia tagliato a metà e raschiato e far cuocere a fuoco basso, mescolando spesso, fino a quando tutto il latte sarà stato assorbito.
Togliere il baccello di vaniglia, passare il tutto al passaverdure e raccogliere la purea in una zuppiera. Unire il rum e un cucchiaio di cacao amaro, mescolare bene e far riposare per almeno due ore in frigo: io sono arrivata fin qui la sera prima.
La consistenza dell'impasto dev'essere quella della creta morbida.
Dopo il riposo, riprendere l'impasto e passarlo da uno schiacciapatate o ferro per i passatelli, facendo cadere i vermicelli sul piatto di portata e facendo in modo di creare una specie di montagnola.
Mettere al fresco per un paio d'ore, dopo aver coperto con della stagnola e facendo attenzione a non schiacciare la purea di castagne.
Un po' prima di portare in tavola, montare la panna con quattro cucchiai rasi di zucchero a velo, metterla in una sac à poche con il beccuccio spizzato e ricoprire completamente la montagnola di castagne.
Spolverizzare con poco cacao amaro e decorare con dei pezzetti di marrons glacés.
Tenere in fresco fino al momento di servire.

Il commento della copiona: una libidine... a Natale dovrei essere più austera e morigerata, forse... ma no, questo dolce mi ispira solo pensieri di altro genere.

lunedì 20 dicembre 2010

Mele al forno col latte condensato

Le mele crude non mi piacciono perchè mi ricordano anni di collegio nei quali erano l'unico frutto a tavola per settimane (questo fa tanto Sarah Crewe...).
Però, adoro le mele cotte: nelle torte, nei crumble o semplicemente fatte al forno con poco zucchero e cannella.
Non potevo non provare questa ricetta, proveniente da una vecchissima mailing list e che profuma la casa di bontà invernale e natalizia intanto che si cuoce.

Servono:

  • 6 mele (io ho usato le stark, ma qualsiasi qualità, meglio se un po' asprigna e adatta alla cottura va bene)
  • un barattolo di latte condensato zuccherato
  • cannella a piacere (e siccome a me piace molto, la uso "ad libidinem", come diceva quello che aveva idee poco chiare ma desideri molto trasparenti)
  • frutta secca a piacere (noci, nocciole, anacardi, uvetta ecc.)

Si accende il forno a 160° e si preparano una pirofila adeguata a contenere le mele ed un'altra adeguata a contenere la prima, per poter cuocere a bagnomaria.
Le mele si privano del torsolo e si toglie una piccola striscia di buccia tutt'intorno al foro della parte superiore. Se necessario, togliere anche una fettina dal fondo per permettere alle mele di stare bene in piedi e disporle nella pirofila.
Riempire il foro con la la frutta a pezzetti.
In una ciotola, mescolare il latte condensato con un cucchiaio d'acqua e tanta cannella quanta ne piace poi distribuirlo sulle mele.
Mettere la pirofila dentro un'altra più grande e riempirla d'acqua fino a un dito dal bordo superiore. Infornare per un'ora circa o fino a quando le mele si saranno ammorbidite: durante la cottura, bagnarle di tanto in tanto col sughetto che formeranno.
Farle intiepidire in forno e servirle: aspettatevi mugolii di piacere...

Il commento della copiona: se le mele cotte vi fanno venire in mente soggiorni ospedalieri o le visite alla nonna alla casa di riposo, toglietevelo dalla mente. Questo è un piatto più adatto a rientrare in un manuale di cucina afrodisiaca che nel menu quotidiano dei dispeptici.

Capesante all'arancia e pepe di Szechuan

Oggi dovevo togliermi dalla testa un pensiero insistente e mentre guidavo cercavo di distrarmi pensando a come cucinare le noci di capesante che stamattina avevo messo a decongelare nel latte (non so a cosa serva, ma lo vedo continuamente nelle riviste di cucina francesi, quindi il procedimento avrà il suo bel perchè).
Quando sono tornata a casa, il pensiero insistente è sparito e la preparazione di questo piattino mi è passata davanti agli occhi come un film.

Servono:

  • 6 noci di capesante fresche o lasciate decongelare nel latte
  • 1 arancia
  • pepe di Szechuan (grazie Nico :-*)
  • olio extravergine di oliva
  • sale

Se le capesante sono state scongelate nel latte, scolarle e metterle in una ciotola.
Pelare gli spicchi di arancia al vivo e metterli insieme alle capesante.
Aggiungere un cucchiaino di pepe di Szechuan e lasciar marinare qualche minuto.
Nel frattempo, scaldare poco olio in una padella pesante e cuocere le capesante con le arance per 3-4 minuti a fuoco alto.
Salare e servire.

Il commento della copiona: molto delicate!

domenica 5 dicembre 2010

Paccheri con le vongole veraci, il cavolo di Macerata e i ceci di Chissadove

Questo piattino me lo sono immaginato per tutta la settimana, chissà perchè.
I paccheri sono il mio formato di pasta preferito e l'idea iniziale era di usare i broccoli verdi, ma ieri mattina non li ho trovati e ho preso invece questo piccolo cavolfiore verde brillante, che la gentile ortolana dove mi rifornisco ha giurato essere di Macerata.
La cosa più sorprendente è il sapore del basilico abbinato al cavolo: ho usato le ultime foglie della piantina del balcone e solo perchè non avevo prezzemolo. Una vera scoperta...

Ho usato:
  • 500 gr di paccheri di Gragnano
  • 1 piccolo cavolfiore verde o broccolo
  • qualche cucchiaiata di ceci lessi
  • aglio
  • basilico
  • 1 kg di vongole veraci
  • olio extravergine di oliva
  • vino bianco

Le vongole vanno messe a buttare fuori sabbia in acqua fredda salata per alcune ore poi, al momento di usarle, sciacquate bene diverse volte.
Mettere a bollire l'acqua per la pasta.
Scottare il cavolo intero a vapore per qualche minuto, poi dividerlo in cimette e saltarlo in un tegamino con olio, uno spicchio d'aglio e foglie di basilico spezzettate.
Mettere al fuoco un tegame grande con olio e aglio e farvi aprire le vongole a fuoco alto e tegame coperto, dopo aver aggiunto un bicchiere di vino bianco.
Appena aperte, togliere i molluschi dai due terzi delle vongole, eliminando le conchiglie; aggiungere i ceci e farli riscaldare.
Nel frattempo, cuocere i paccherinell'acqua salata, scolandoli ben al dente. Buttarli nel tegame che contiene le vongole e i ceci e spadellare bene. Per ultimo aggiungere anche il cavolo.
Non occorre aggiungere sale: la preparazione è già sapida di suo. Invece il pepe ci sta bene.
Servire subito ben caldo, magari anche nel tegame di cottura, in modo che la temperatura non si abbassi.

Il commento della copiona: mi sono tolta una voglia e sono molto soddisfatta anche di questo piatto!

Orecchiette al roquefort con pere e noci

L'idea di queste - che poi non è così originale, a dire il vero... l'abbinamento è visto e stravisto, ma ancora non mi ha stancato - l'idea, dicevo, viene da una rivista francese che usava questi quattro ingredienti, insieme a moltissimi - troppi! - altri, per un'insalata di pasta fredda.
Io ho modificato come segue ed è venuto fuori proprio un bel piattino, gustoso e apprezzato.

Ho usato:

* 2 grosse pere a pasta dura
* circa 100 gr di gherigli di noce
* circa 100 di roquefort tagliato a pezzetti
* 500 gr di orecchiette secche
* una noce di burro
* pepe aromatico


Ho messo a bollire l'acqua per la pasta e intanto, in un tegame largo per poi poterla contenere da cotta, ho sciolto una noce di burro e vi ho fatto dorare per pochi minuti le pere sbucciate e tagliate a dadini, insaporendole col pepe aromatico.
Ho preparato il roquefort a pezzettini e ho rotto un po' i gherigli di noci, ma senza sbriciolarli troppo.
Ho lessato le orecchie al dente, le ho scolate e buttate nel tegame con le pere, mescolando bene.
Ho aggiunto le noci, mescolato di nuovo e per ultimo ho unito i pezzetti di roquefort, dando solo una girata, perchè non volevo che si sciogliessero del tutto.
Ho servito subito.

Il commento della copiona: velocissima e proprio buona!

Baccalà alle olive fresche

L'altra sera si parlava con qualcuno di baccalà e mi è venuta una voglia matta di cucinarlo, usando magari una delle ricette tradizionali che giravano nella mia famiglia.
Poi, venerdì il mio caro Pier mi ha regalato le olive fresche dei suoi alberi: piccole e dolci.
Fino a stamattina ho pensato come mescolare i due ingredienti e quando ho iniziato a cucinare non avevo ancora idea di come sarebbe evoluto il piatto.
Io non sono mai troppo generosa con quel che cucino senza ricetta, nel senso che non mi piace suonarmela e cantarmela da sola... ma stavolta... stavolta sono veramente soddisfattissima di quello che è venuto fuori. Una delle cose migliori che abbia preparato in vita mia, pieno di contrasti e contrappunti: la dolcezza del baccalà preparato col latte viene alleggerita dall'amarognolo delle olive. L'importante, è trovarne di una varietà non eccessivamente amara, perchè altrimenti diventerebbero immangiabili.
Ancora una volta, serendipity rules...

Ho usato:

  • un filetto di baccalà dissalato pronto per la cottura , più o meno 800 gr
  • aglio
  • 2 grosse cipolle dorate
  • farina
  • latte
  • olive fresche
  • 10 pomodorini di pachino
  • olio extravergine di oliva
  • pepe


Ho affettato sottili le cipolle e le ho messe in una casseruola insieme a due spicchi d'aglio interi e a olio abbondante. Ho incoperchiato e fatto soffriggere fino a quando le cipolle si sono dorate: io soffriggo sempre col coperchio, perchè non ho pazienza di star lì a badare il tegame e se mi distraggo va a finire che si brucia tutto. Il coperchio limita questa possibilità di far danni.

Nel frattempo, ho tagliato il baccalà a pezzetti e l'ho infarinato leggermente, poi l'ho aggiunto al tegame con le cipolle.

Ho fatto dorare un po' a fiamma bassa e coperto (questi ingredienti sono la combinazione perfetta perché tutto il piatto si bruci o si attacchi in un momento...) poi ho bagnato con un paio di bicchieri di latte (a occhio, perchè non ho misurato la quantità). Ho pepato e continuato a cuocere.

Nel frattempo, in un altro tegame, ho soffritto tre spicchi d'aglio in camicia in un paio di cucchiai d'olio, poi ho aggiunto le olive fresche sciacquate sotto acqua corrente e ho fatto cuocere a fuoco medio. Qualche minuto dopo, ho aggiunto anche i pomodorini interi e ho continuato la cottura fino a quando questi si sono spaccati: a questo punto, li ho schiacciati con la forchetta ma senza distruggerli.

Ho unito le olive al baccalà e ho lasciato riposare a fuoco spento per una mezz'ora.

Due minuti prima di portare in tavola ho riscaldato di nuovo il tutto, mescolando con attenzione e poi ho servito.


Il commento della copiona: ho già detto tutto! Mi dispiace solo che le olive fresche abbiano una stagione così breve, perchè questa è una vera e propria delizia...

sabato 4 dicembre 2010

Coratella con misticanza e aceto balsamico ai frutti di bosco

Continuo a trovare la coratella di agnello e siccome ha un sacco di pregi (è buona, si cucina più in fretta di un piatto di pasta e costa niente) continuo a comprarla e prepararla.
Questa è stata messa insieme intanto che la tavola veniva apparecchiata, quindi è davvero imbattibile, come velocità. L'idea era di aromatizzarla col ginepro, che però era misteriosamente sparito, in casa: quindi, ho usato il pepe speziato che si vede nella foto didattica qui accanto ;-)
La misticanza viene dal mercato e il condimento a base di aceto balsamico e frutti di bosco (anch'esso nella foto) è dolce al punto giusto da contrastare il sapore pronunciato della coratella.

Ho usato:
  • coratella di agnello
  • strutto di maiale
  • 2 scalogni grandi
  • vino bianco
  • pepe speziato
  • misticanza
  • olio extravergine di oliva
  • sale
  • aceto balsamico ai frutti di bosco

Ho soffritto gli scalogni tagliati a rondelle sottili nello strutto mentre tagliavo a pezzi la coratella.
Ho poi buttato i pezzetti di carne nella padella, ho condito con abbondante pepe speziato e ho incoperchiato, in modo da far cuocere a fuoco vivace senza che si bruciasse tutto.
Dopo qualche minuto ho bagnato col vino bianco, ho tolto il coperchio e ho lasciato che il vino si asciugasse, mescolando spesso.
Nel frattempo ho condito la misticanza con olio e sale e ne ho messa un po' sui piatti di portata.
Appena pronta la coratella, l'ho distribuita sull'insalata e ho aggiunto, su ogni piatto, qualche goccia di condimento ai frutti di bosco.
Subito in tavola, perché va mangiata bollente!

Il commento della copiona: buonissima! Vale la pena di non sostituire lo strutto con un altro grasso, perchè dà un sapore fantastico al piatto.
Le dosi sono occhiometriche perchè ho lavorato a sentimento. E non ho copiato nessuno, stavolta ;-)

LinkWithin

Blog Widget by LinkWithin